Caro Direttore,
mi piacerebbe che lei spiegasse perché con Alitalia si è sempre derogato da tutte le regole in tema di cassa integrazione, aiuto di Stato e lotte sindacali. Ad oggi continuo ad esser stupito, e anche arrabbiato, nel vedere questi privilegi concessi solo a questi dipendenti. È mai possibile che da anni vengano mantenuti a spese della collettività un numero enorme di persone che negli anni hanno dimostrato solo di non essere altezza dei loro colleghi europei e anche mondiali. Basta! Queste persone, pur se può dispiacere quando perdono il lavoro, devono smettere di pesare sulla collettività. Cosa chiedo in fin dei conti se non di trattare tutti i lavoratori di aziende decotte in modo equanime? Grazie se vorrà spiegare.
Claudio Scandola
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Caro lettore,
non c'è una ragione che l'economia possa spiegare.
Per capirci: prima della pandemia, la principale compagnia attiva in Italia, cioè Ryanair, trasportava più del doppio dei passeggeri di Alitalia con un costo di produzione unitario (cioè il costo per passeggeri a chilometrò volato) inferiore di circa la metà rispetto ad Alitalia. La nuova compagnia Ita parte con una flotta inferiore di circa la metà rispetto al passato, ma questo non basterà certamente a fare in modo che riesca ad operare a condizioni significativamente migliori a quelle di Alitalia, perché la struttura dei costi complessiva rimane molto elevata. Quindi Ita decolla con un fortissimo handicap, cioè sapendo già di non essere competitiva sul piano dei costi rispetto ai principali operatori. Una prospettiva niente affatto tranquillizzante per ciò che riguarda il futuro di Ita. Ma ci piacerebbe essere smentiti dai fatti e dai risultati.