Egregio Direttore,
la terribile vicenda degli abusi sugli ospiti della RSA di San Donà mi ha fatto riflettere su un tema generale su cui sarei lieto di sapere la sua opinione. Il Gazzettino riporta con dovizia le moltissime prove, video e audio, a carico degli arrestati, raccolte nell'arco di mesi. Ora, certamente il materiale probatorio raccolto "blinda" l'indagine ma ciò significa che per mesi dei poveretti sono stati sottoposti a vessazioni di cui si era a conoscenza. Un caso paradigmatico: l'operatore arrestato già in precedenza perché abusava delle pazienti (!). Il suo giornale precisa che le telecamere hanno ripreso per tre giorni le sue "imprese". Mi chiedo: ma un operatore che violenta una paziente non lo posso arrestare (e buttare via la chiave...) alla prima volta? Devo aspettare che lo faccia ad altre per tre giorni per incriminarlo? Insomma, esiste un conflitto oggettivo tra la necessità di provare l'effettuazione di un misfatto e quella di prevenire che il misfatto stesso avvenga. Ma lei pensa che ci sia una ratio per trovare un equilibrio tra queste due, entrambe sacrosante, esigenze? Io, sinceramente, ho qualche dubbio che questo sia avvenuto nella RSA di San Donà.
Lorenzo Colovini
Caro lettore,
non dispongo degli elementi necessari per esprimere un giudizio sull'indagine sugli abusi ai danni di diversi anziani che sarebbero stati compiuti nella RSA di San Donà.