La capitana Carola cercava l'incidente, non è un'eroina. Incredibile la strumentalizzazione di 44 disperati

Domenica 30 Giugno 2019
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Egregio direttore,
premesso che è inconcepibile in uno Stato sovrano che una nave straniera vìoli le leggi di quello stato oltre a ignorare la decisione della Corte di Strasburgo, che, di fatto, ha ritenuto la posizione dell'Italia perfettamente legittima, mi chiedo: ma possibile non si riesca a trovare una soluzione giuridica che permetta una volte per tutte di punire queste palesi violazioni di legge? Un sommesso suggerimento: non si potrebbe far entrare la nave in porto, far scendere i passeggeri e poi confiscarla; ossia applicare la sanzione della perdita di proprietà del natante? In questo modo la nave pirata non sarebbe più in grado di riprendere il mare essendo diventata proprietà dello stato italiano e contemporaneamente sarebbe un severo monito per altre navi che volessero forzare il blocco delle nostre acque territoriali.

Giancarlo Gennari
Loreo (Rovigo)



Caro lettore,
le soluzioni si possono trovare ma bisogna volerlo. Non mi pare che in questo caso ci fosse questa volontà. Si voleva invece a tutti i costi creare il caso, provocare l'incidente. E poco ci è mancato che succedesse davvero visto che la Sea Watch ha attaccato deliberatamente una motovedetta della nostra Guardia di Finanza. «Non ha fatto nulla per evitarci, siamo stati fortunati: poteva schiacciarci», hanno spiegato i finanzieri. E a dimostrazione di ciò, la capitana della Sea Watch, l'ormai celebre Carola Rackete, si è sentita in dovere di chiedere scusa per il suo comportamento ai nostri finanzieri. E questa sarebbe un'eroina? Questa signora meriterebbe la solidarietà di tre parlamentari che per sostenere la sua azione sono persino saliti a bordo della Sea Watch? Credo che tutti dovremmo un po' vergognarci per l'incredibile strumentalizzazione che è stata messa in atto di 44 poveri immigrati.
Ultimo aggiornamento: 14:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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