Nordio e la giustizia: un governo ha il diritto-dovere di decidere in modo autonomo e in base ai programmi

Domenica 29 Gennaio 2023

Egregio direttore,
fin dai primi giorni della sua nomina a ministro della giustizia, il dottor Nordio non ha fatto mistero di alcuni punti cardine della suo programma di riforme del sistema giudiziario. Tra questi, sono stati oggetto di critiche, peraltro prevedibili, da parte del Pd, dei 5 stelle e media allineati sia la separazione delle carriere per i magistrati inquirenti e giudicanti che un'auspicata miglior disciplina dell'uso delle intercettazioni. Sono state diffuse voci, interessate, di inesistenti dietrofront del ministro dai suoi propositi sino a farlo prossimo alle dimissioni. È il caso di ricordare che una certa parte della nostra magistratura, anche ai massimi livelli, non sempre si è distinta per comportamenti e prese di posizione irreprensibili e, opportunamente, il ministro Nordio nella sua relazione all'apertura dell'anno giudiziario, presente il Capo dello Stato, ha ricordato con orgoglio la sua ultraquarantennale carriera condotta in ossequio alla sacralità della toga di magistrato.

Luciano Tumiotto
Ponte di Piave (TV)


Caro lettore,
le polemiche di questi giorni su Carlo Nordio rispecchiano un antico modo di far politica in Italia. Perché si può o meno essere d'accordo con ciò che propone e pensa il ministro della Giustizia in tema di intercettazioni, separazione delle carriere giudiziarie, riforma dell'abuso d'ufficio e altro ancora. Tuttavia nessuno può negare almeno due cose. La prima. Nordio non ha mai fatto mistero di quali fossero le sue opinioni su queste materie: ne erano consapevoli i partiti della coalizione di centrodestra, l'opposizione e, almeno in una certa misura, anche gli elettori. La seconda: che l'attuale Guardasigilli appartiene alla coalizione che ha vinto le elezioni e a cui gli italiani hanno affidato il compito di governare e riformare il Paese. Anche sui temi della giustizia. Capisco che dopo un decennio di governi tecnici o di incerta maggioranza, qualcuno abbia un po' perso di vista le regole della democrazia parlamentare. Ma piaccia o meno la maggioranza degli italiani ha votato il centrodestra e in particolare il partito di Giorgia Meloni per cambiare questo Paese in molti settori e certamente fra questi c'è la giustizia. Se non fosse così i cittadini avrebbero dato il proprio consenso a quei partiti che in un modo o nell'altro sono stati sempre al governo in questo ultimo decennio. Naturalmente l'opposizione ha tutto il diritto di contestare le scelte del governo. Come alcuni settori della magistratura hanno il diritto di criticare anche duramente le idee del ministro della Giustizia. Ma i primi dovrebbero prendere atto delle scelte dei cittadini e non mettere costantemente in dubbio la legittimità democratica di chi governa. I secondi dovrebbero sapere che la politica sceglie nell'interesse di tutti i cittadini, non di una singola categoria. E' indispensabile che il governo ascolti i giudici e tenga conto delle loro esigenze e proposte.
Ma un governo ha il diritto-dovere di decidere in modo autonomo e in base ai programmi su cui ha chiesto il voto ai cittadini, non di concordare le riforme con i diretti interessati.
 

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