Caro direttore,
gli aiuti del governo contro il caro bollette servirà a coprire appena il sei percento dei maggiori costi. Imprese e famiglie sono in ginocchio e la nostra classe politica pensa solo a come arrivare a fine legislatura.
Gabriele Salini
Padova
Caro lettore,
la politica di aiuti a famiglie ed imprese decisa dal governo per fronteggiare il rincaro dei costi energetici, si fondava su una previsione condivisa da molti esperti: che il caro-bollette fosse un fenomeno transitorio.
Alla luce di tutto questo è evidente che gli aiuti stanziati dal governo sono insufficienti, che va rivista la politica fiscale sui prodotti energetici ed avviato un piano di sostegno per le attività produttive più energivore, anche per evitare che vengano spostate in altri Paesi. Ma è altrettanto vero che un cambio di prospettiva come quello che stiamo vivendo non può essere affrontato solo con le sovvenzioni pubbliche. Va rivista a fondo la nostra politica energetica. La Francia oggi produce elettricità per il 70% per cento con il nucleare ed è quindi poco o nulla toccata dai rincari. La Germania sta rimettendo in funzione le (vietate) centrali a carbone proprio per fare fronte al caro gas. Il governo con il Pnrr punta ad una forte diversificazioni delle fonti di energia. Ma è un processo che per essere completato ha bisogno di molti anni.
Nel frattempo, per esempio, non potremmo fare anche una riflessione sulle enormi, ma inutilizzate, riserve di odiosamato metano, il meno inquinante tra i combustibili fossili, che giacciono sotto i nostri piedi e sotto i nostri mari?