Quella benda sugli occhi non ci doveva essere, ma ai fatti e alle parole va dato il giusto peso

Mercoledì 31 Luglio 2019
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Caro direttore, 
l'arma dei Carabinieri è senz'altro amata dagli Italiani, nonostante non manchino curiose barzellette e senza dover parlare di fatti gravissimi, da non molto avvenuti, vedi l'uccisione a calci e pugni di Cucchi, dopo il suo arresto per possesso di droga. Ora si aggiunge la rabbia per il trattamento umiliante, ma anche puerile, nei confronti di uno dei due studenti americani, questi neppure colpevole dell'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Tuttavia, queste cose non accadono soltanto in Italia. Le autorità americane dovrebbero ricordare che qualcosa di simile era avvenuta in casa loro nel carcere di Guantanamo, dopo che vi fu l'attentato alle Torri Gemelle. Anche qui una fotografia ritraeva la scena. Una secondina del penitenziario portava a spasso per il corridoio un detenuto islamico, tenendolo al guinzaglio, come se fosse un cane a quattro zampe. Anche in quel caso vi fu la reazione civile da parte dei media, ad esprimere la ferma condanna delle Istituzioni. Tutto ciò sta ad indicare che all'interno degli apparati di Polizia vige in parte la mentalità delirio di onnipotenza, che ignora cosa sia l'essenza dello Stato democratico. La ministra Trenta si adoperi, dunque istituendo dei corsi di aggiornamento, con tanto di esami, che non siano limitati solo all'uso delle armi. Il bullismo bipartisan espresso dal film Arancia Meccanica, che tutti conosciamo, sia estirpato alla radice, soprattutto là dove viene indossata una divisa a tutela del cittadino e dello Stato di Diritto.


Aldo Martorano
Venezia


Caro lettore, 
quale sia il nostro punto di vista sulla tragica morte del carabiniere Cerciello Rega e sulle polemiche che lo hanno accompagnato, lo ha espresso ieri, con la consueta efficacia e indipendenza di giudizio, Carlo Nordio. Alcuni passaggi della sua lettera mi spingono però a tornare sul tema. Per non generare equivoci ribadiamo una cosa: ben sapendo cosa accade anche in altri Paesi in circostanze simili e pur comprendendo il clima di quei momenti, ciò che è accaduto nella caserma dell'Arma, non è tollerabile. Il ragazzo americano non doveva essere bendato. Chi lo ha fatto ha commesso un grave errore e va punito. Chiarito questo, cerchiamo anche di collocare i fatti nella loro giusta dimensione. Stiamo parlando di un ragazzo, imputato di omicidio, a cui è stata messa una fascia sugli occhi. Ripetiamo: fatto grave. Ma come si può parlare di Arancia Meccanica? Abbiamo anche solo un vago ricordo delle efferate violenze e della brutalità dissennata di cui la banda dei Drughi, protagonista del capolavoro cinematografico di Stanley Kubrick, si rendeva protagonista? E ha senso, a proposito di quanto accaduto in questi giorni a Roma, fare paralleli con una pagina oscura e vergognosa come il caso Cucchi, dove un giovane uomo è morto? Chiediamo pure alla ministro Trenta di istituire corsi di formazione per gli uomini delle forze dell'ordine, per educarli a un maggior rispetto delle regole dello Stato di diritto. Ma, intanto, noi cittadini (inclusi noi giornalisti) impariamo a dare il giusto peso ai fatti e anche alle parole. A non farci condizionare dai pregiudizi e da letture distorte della realtà. Sopratutto quando di mezzo c'è la morte di un giovane servitore dello Stato. E quindi anche di noi tutti.
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