​L'egocentrismo di Calenda e la lezione di don Milani, ma certe critiche al leader di Azione sono esagerate

Giovedì 11 Agosto 2022
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Non so se lei, gentile Calenda, è mai salito a Barbiana, la parrocchia dove era stato confinato don Lorenzo Milani. Un luogo abbandonato da tutti, ma che con don Lorenzo ha lanciato tanti messaggi e impegni, per la Chiesa, per la scuola, per la politica, per un vivere solidaristico, per tutti. Io, ci vado in pellegrinaggio, così lo definiva mia moglie, che ora non c'è più, un vero pellegrinaggio (appena passerà questo caldo salirò a piedi anche quest'anno). Messaggi e impegni per la politica che recupero da Lettera a una professoressa: «Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia».


Durante questa campagna elettorale, non troverà il tempo, gentile Calenda, per salire a Barbiana ma, dentro a tante sue parole pronunciate in questi giorni, sempre riferite all' io, io faccio, io non posso, spero trovi un momento per pensare che c'è anche il noi. Una politica con il noi è, una politica senza avarizia, una politica e un impegno, come ci ha insegnato don Milani, a favore degli ultimi e, disponibile verso tutti. Come è stata la scuola di Barbiana.


Elvio Beraldin
Padova


Caro lettore,
la lezione civile che ci ha lasciato don Milani è un patrimonio che troppo spesso la politica ignora.

Tuttavia mi permetta di dire che in questi giorni si ascoltano critiche un po' ingenerose nei confronti di Carlo Calenda. In fondo qual è la grave colpa di cui si è macchiato il leader di Azione? Quello di aver deciso che non poteva stare in un'alleanza con persone e partiti che su temi non secondari la pensano esattamente all'opposto di lui. Altri avrebbero preferito da Calenda un comportamento diverso: rinunciare alla sua diversità in nome dell'unità delle forze politiche che si oppongono al centro destra. Era anche questa ovviamente un'opzione. Calenda ha scelto la strada del terzo polo. Sarà l'esito elettorale a farci capire se la sua scelta si è rivelata più efficace e vincente. Ma francamente le accuse di tradimento o di inaffidabilità rivolte al leader di Azione mi sembrano quanto meno esagerate. Anche perché la rottura di questi giorni più che dell'egoismo o dell'egocentrismo di Calenda, che sono certamente un tratto della personalità del capo di Azione, appare il naturale risultato della strategia del campo largo del Pd che ha privilegiato per lungo tempo l'alleanza con M5S e con Conte salvo poi ritrovarsi spiazzato a inseguire intese elettorali dell'ultima ora con forze politiche, come appunto Azione, che fino a quel momento aveva sostanzialmente snobbato, preferendo anche alle recenti elezioni amministrative inseguire le sirene pentastellate.

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