Con l'addio di Boris Johnson finisce un'epoca, ma su temi come Brexit e guerra la politica britannica non cambierà

Sabato 9 Luglio 2022

Caro Direttore,
Johnson se n'è andato. Ha sbattuto la porta. Dalla battaglia di Hasting del 1066, nessuno ha odiato l'Europa come Boris. Il cavallo di Troia di Biden per distruggere il Vecchio Continente. Forse perché invidioso e innamorato di Roma, della sua cultura, della sua bellezza, tanto da esserne un esperto e di saper parlare e scrivere in latino come pochi. Addio Boris, anche se nemico mi eri molto simpatico.

Enzo Fuso
Lendinara (Ro)


Caro lettore,
Boris Johnson non avrebbe mai lasciato il numero 10 di Downing Street, simbolo storico del governo britannico. E' stato costretto a farlo dal suo partito, stanco delle bizze, degli scandali, delle derive iper-populiste, degli errori anche clamorosi con cui il premier inglese aveva caratterizzato i suoi turbolenti tre anni di premiership. Cacciarlo, per i conservatori, non è stata una scelta facile anche perchè, non dimentichiamolo, Johnson nel 2019 aveva portato il partito Tory alla più grande vittoria elettorale degli ultimi 40 anni. Con la sua uscita di scena si chiude un'epoca. E la successione sarà una partita complicata. I pretendenti non mancano ma sostituire un ingombrante istrione della politica come Johnson, sarà per chiunque una strada in salita. Soprattutto in una fase turbolenta e incerta come quella attuale. Ma se è prevedibile che la politica britannica ritroverà un po' della sua perduta compostezza e cercherà di far dimenticare il più rapidamente possibile le peripezie politico-sessuali che erano ormai diventate un marchio di fabbrica di Johnson, è difficile pensare che nelle sue scelte di fondo la Gran Bretagna invertirà la rotta tracciata dal suo ormai uscente leader. Benchè la Brexit si stia rivelando assai più complessa e onerosa per l'economia britannica di quanto, aldilà della Manica si fosse immaginato, è del tutto improbabile che da essa si possa tornare indietro: il dado ormai è stato tratto e una retromarcia europeista da parte inglese non è ipotizzabile nè all'ordine del giorno. Lo stesso vale per il fronte bellico: Johnson ha schierato da subito la Gran Bretagna su posizioni di massima intransigenza verso la Russia, condividendo fino in fondo, anzi in qualche caso pure sopravanzandola, la linea dell'amministrazione americana. Anche su questo fronte è impensabile che la strategia britannica, condivisa da ampi settori dell'opinione pubblica, registri importanti cambi di rotta. Insomma, non credo avremo molte ragioni per rimpiangere il talento senza freni di Johnson e la sua smodatezza. Ma dubito che, sulle grandi questioni aperte, la politica britannica post Johnson sarà molto diversa.
 

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