Cara senatrice Fregolent, abbia almeno la dignità di chiedere scusa per aver richiesto e ottenuto quel bonus di 240 euro

Giovedì 4 Marzo 2021
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Egregio direttore,
Il Gazzettino in questi giorni ha dedicato molto spazio al bonus Covid incassato dalla senatrice trevigiana della Lega, Sonia Fregolent. Un episodio sicuramente discutibile, anche sul piano morale, ma in cui non si ravvisano estremi di reato. Insomma la senatrice può avere sbagliato, ma non ha infranto la legge. Non è così?


Carlo Pavan
Treviso


Caro lettore,
è vero: la senatrice leghista Sonia Fregolent non ha commesso, sul piano formale, alcun reato chiedendo e incassando un bonus Covid comunale di 240 euro per i centri estivi.

Ma ciò nulla toglie alla gravità del suo comportamento. Da un duplice punto di vista. Il primo: i bonus sono forme di sostegno economico destinate a chi ne ha bisogno, soprattutto in una fase difficile come quella che stiamo vivendo. Escludo che tra costoro possa annoverarsi una senatrice della Repubblica che, nonostante il Covid, può contare su un reddito netto ben superiore ai 10mila euro al mese. Il fatto poi che la legge non preveda tetti di reddito per ottenere questo tipo di contributi, può essere forse considerato un alibi o una giustificazione per un normale cittadino che ne faccia richiesta. Non lo può certamente essere per un parlamentare da cui ci si deve attendere una particolare sensibilità sociale e un adeguato senso etico. E poco conta che i soldi del bonus la senatrice li abbia poi dati a un'associazione benefica: la beneficenza la si fa con i propri soldi, non con quelli dei contribuenti. Ma c'è anche un secondo aspetto, non meno importante, da considerare. Nei mesi scorsi un esponente di spicco della Lega, Gianluca Forcolin, vice presidente della Regione Veneto, per il fatto di aver solo richiesto (e neppure incassato) un bonus Covid, si è immediatamente dimesso da consigliere regionale. Ha ammesso il suo errore, non è stato ricandidato alle lezioni regionali dal suo partito ed è di fatto sparito dalla scena pubblica. La senatrice Fregolent, invece, a tutt'oggi non ha sentito il bisogno né di spiegare il suo comportamento né di chiedere scusa pubblicamente per ciò che ha fatto. Nemmeno una parola, nessun gesto. È ancora in tempo per rimediare: sarebbe comunque un apprezzabile, seppur tardivo, sussulto di dignità e di consapevolezza. Nel frattempo qualcosa dovrà dire, ufficialmente, anche la Lega. I suoi organismi dirigenti regionali non possono pensare di far calare il silenzio su un caso come questo. Sarebbe, da ogni punto di vista, un pessimo segnale. Interno ed esterno.

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