Dopo i bonus per l'emergenza, rivedere i livelli salariali ma sarà necessario anche limitare il carico fiscale

Giovedì 27 Ottobre 2022
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Egregio direttore,
in questi ultimi tempi mi colpisce il fatto che aziende importanti e ben presenti sul mercato elargiscono premi o incentivi sia in danaro che con altre modalità ai propri dipendenti. Certamente un fatto da elogiare, ma che fa pensare, per cui viene spontaneo domandarsi: i sindacati che rappresentano i lavoratori non dovrebbero essere loro i depositari di trattative che dovrebbero avere come scopo finale l'adeguamento dei salari al costo della vita? In certi settori pubblici e privati la mancanza di figure professionali non è forse causata da questo aspetto?

Romano G.

Padova


Caro lettore,
non confonderei i piani. I contributi o i premi distribuiti negli ultimi mesi da molte aziende, soprattutto a Nordest, rispondono a un'emergenza: di fronte ad un'impennata in larga parte imprevista del costo della vita e in particolare delle bollette energetiche, numerose imprese hanno deciso di erogare in busta paga ai propri dipendenti un contributo una tantum contro il caro prezzi. Nella quasi totalità dei casi questo è avvenuto senza alcuna trattativa sindacale, ma come libera e autonoma iniziativa dell'imprenditore, comunicata ai lavoratori e resa poi immediatamente esecutiva. Di fatto siamo di fronte a bonus aziendali concessi per far fronte alla perdita di potere d'acquisto dei lavoratori a causa soprattutto della crisi energetica. Ma si tratta di interventi eccezionali e credo non facilmente replicabili almeno nelle stesse dimensioni in futuro. Diverso e più complesso è il tema dei livelli salariali. È del tutto evidente che esiste in Italia l'esigenza di aumentare le retribuzioni. Il ruolo che su questo possono svolgere le organizzazioni sindacali, in particolare nelle contrattazione di secondo livello ossia aziendale, è certamente importante. Riesce però difficile pensare che si possa intervenire in modo efficace e significativo sui livelli salariali senza pensare anche a un intervento fiscale, cioè senza ridurre il carico di imposte sui salari e più in generale sul costo del lavoro. Non è ovviamente un'operazione indolore né a costo zero, ma necessaria e ineludibile. E anche su questo si dovrà misurare il nuovo governo.
 
 

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