Egregio direttore,
tutti a incensare Biden: un presidente che si dice cattolico e poi, nei suoi programmi c'è il sostegno alle lobby abortiste e a quelle che operano contro la famiglia naturale, non appare solo come traditore del cristianesimo ma sopratutto operatore contro la vita umana. L'aborto è la più grande violenza contro l'essere umano più indifeso. L'ideologia gender è la negazione della realtà naturale e biologica della mascolinità e della femminilità che da sempre si sono tra dotte in paternità e maternità. Queste sono verità determinanti per la vita dell'uomo e non si possono stravolgere dall'ideologia! Speriamo che il presidente Biden riveda queste sue posizioni. Nel frattempo evitiamo glorificazioni.
Gaetano Mulè
Udine
Caro lettore,
nessuna glorificazione, ma anche nessuna demonizzazione.
Nonostante ciò, proprio nelle ore del suo insediamento, il nuovo presidente è stato oggetto di un duro attacco da parte dell'arcivescovo di Los Angeles Jose Gomez, presidente della Conferenza episcopale americana, che ha stigmatizzato proprio le posizioni esplicitamente a favore dell'aborto e pro-gender del neo-presidente Usa. Ma questa presa di posizione è stata subito criticata dal cardinale di Chicago che l'ha definita «sconsiderata». Non solo. C'è un altro elemento da considerare: la centralità del gesuiti in questa nuova fase politica. Biden e la moglie, prima dell'insediamento, sono andati alla messa celebrata dal gesuita e amico padre Kevin O'Brien, mentre l'invocazione pubblica alla Casa Bianca è stata pronunciata da un altro gesuita, padre Leo O'Donovan. E gesuita, come noto, è anche il Santo Padre. Certamente le posizioni filo-abortiste di Biden sono in chiaro contrasto con la dottrina della Chiesa. Ma non escluderei che, nonostante questo, tra la nuova presidenza e il Vaticano si consolidi, su molti fronti, un rapporto preferenziale. E ben più solido di quello con Trump.