Le intemperanze politiche di Berlusconi: l'anagrafe conta, ma c'è anche dell'altro

Giovedì 20 Ottobre 2022

Caro Direttore,
premetto che non ho votato per il senatore Silvio Berlusconi, ma rispetto l'Uomo, il Politico, l'Imprenditore. Mi chiedo: ma non è possibile evitargli figuracce, come - ma non solo - dichiarare di aver ricucito con il capo di uno Stato con il quale l'Italia è, di fatto, in guerra?

Giancarlo Tomasin
Venezia


Caro lettore,
forse lo possono fare i suoi figli o alcuni dei suoi storici amici e consiglieri come Gianni Letta o Fedele Confalonieri, intervenuti anche nei giorni scorsi per ricucire i rapporti con Giorgia Meloni. Ma non ci conterei molto. Nel bene come nel male, Silvio Berlusconi è da sempre un uomo fuori dagli schemi. Lo è stato da imprenditore, lo è stato da patron calcistico, lo è stato da padre-leader di Forza Italia, lo è stato da presidente del consiglio. Lo è anche oggi in una fase che coincide, anche se lui non vuole ammetterlo, con il tramonto del suo percorso politico e di vita. Leggo che qualcuno attribuisce le dichiarazioni e le esternazioni sopra le righe di questi giorni del Cavaliere essenzialmente all'anagrafe. Credo ci sia anche altro: Berlusconi non solo non si rassegna a uscire di scena, ma non riesce ad accettare che qualcun altro occupi da protagonista un palcoscenico che lui considera ancora suo. E, come ho già scritto, non credo sia indifferente al comportamento del leader azzurro il fatto che a interpretare quel ruolo oggi sia una donna. Ma a ben guardare nelle dichiarazioni, anche un po' surreali, su Putin e le bottiglie di vodka e di lambrusco o sulla fuga in avanti su chi sarà il ministro della Giustizia del prossimo governo, c'è il Berlusconi di sempre. Che usa la comunicazione per far accendere i riflettori su di se e mettere in ombra alleati e avversari. Che gioca a spiazzare gli altri, gestendo con noncuranza polemiche e attacchi, pronto poi a smentirsi o a cambiare registro ogni volta che la situazione lo richiede. Lo ha sempre fatto. Solo che in passato riusciva spesso a sorprendere e amici e nemici. Oggi fa soprattutto tristezza. Potremmo anche amaramente sorriderne se questo non fosse un problema. Non solo per lui o per il suo partito, ma per il Paese. E quindi anche per tutti noi.
      
 

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