Autostrade: per ora c'è una cornice Ma il quadro è ancora tutto da dipingere

Venerdì 17 Luglio 2020
Egregio direttore,
ho letto commenti entusiasti da parte di esponenti del Movimento 5 stelle sull'accordo tra Stato e famiglia Benetton su Autostrade. Forse per mia ignoranza, faccio però fatica a capire dove stia la loro vittoria. Soprattutto, ed è ciò che da contribuente mi interessa di più, non riesco a capire se lo Stato in tutta questa complicata faccenda abbia vinto o perso. Insomma da cittadino devo essere contento di come sono andate le cose o no? Io ho qualche dubbio. E lei?


Gianni Fantin
Treviso



Caro lettore,
mettiamo da parte gli slogan e stiamo ai fatti. La famiglia Benetton cederà allo Stato la quota di maggioranza di Autostrade. Giusto o sbagliato che sia, questo allo stato attuale, dopo due anni di annunci e polemiche, sembra essere l'unico fatto certo. Ma Atlantia, la holding della famiglia trevigiana, non uscirà dalla società: resterà prima con il 38 per cento delle azioni poi, ad operazione conclusa, con l'11 per cento. Il prezzo a cui i Benetton cederanno alla Cassa depositi e prestiti, cioè allo Stato, le loro quote societarie è ancora tutto da definire e sarà stabilito, come recitano gli accordi, in base ai valori di mercato. Frase che, come ben sanno gli esperti, può significare tante cose. Soprattutto può significare cifre tra di loro molto diverse.

Nulla si sa inoltre di chi, in questo arco di tempo, gestirà la società, se cioè saranno confermati gli attuali amministratori o ne verranno nominati altri e, in tal caso, chi avrà il potere di farlo. Ora, di fronte a tali incognite, sembra davvero difficile esprimere valutazioni definitive. Per ora si può al massimo dire che c'è una cornice, ma il quadro è ancora quasi tutto da dipingere. E vedremmo se il risultato finale sarà, per l'interesse pubblico e l'immagine del Paese, un'opera degna di nota o un'inguardabile e preoccupante crosta. L'unica certezza è che questa vicenda è stata eccessivamente condizionata da interessi politici e che i suoi effetti negativi sull'immagine internazionale dell'Italia peseranno per lungo tempo. Se poi qualche movimento politico cerca di trasformare la sua ennesima ritirata in una (quasi) vittoria, direi di non farci troppo caso. Sono gli stessi che avevano garantito che con loro al governo non si sarebbe fatta la Tav, la Tap e la Pedemontana. Sappiamo come sono andate le cose. Per nostra fortuna.
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