La grande astensione alle regionali è un segnale molto preoccupante, ma nulla toglie all'esito del voto

Mercoledì 15 Febbraio 2023

Egregio direttore,
la cosa che più mi ha dato fastidio di queste elezioni sono i vincitori che con il 40 per cento degli aventi diritto al voto dicono che è un gran risultato. Io dico che è un fatto vergognoso in paese democratico e che i politici devono farsi qualche domanda.

Alberto Pola


Caro lettore,
non ci sono dubbi sul fatto che la politica (e non solo) debba interrogarsi sul così alto numero di astensioni registrato in queste elezioni regionali.

Magari ripensando, con la necessaria dose di autocritica, anche alle polemiche di queste ultime settimane così lontane dai problemi reali e concreti delle persone. Comprendo quindi la sua indignazione. Ma il risultato elettorale resta. In democrazia c'è il diritto di votare e anche quello di non farlo. Certamente questa seconda scelta, soprattutto quando si esprime nelle dimensioni clamorose registrate nelle elezioni regionali di ieri in particolare nel Lazio dove ha votato un terzo degli aventi diritto, rappresenta un segnale preoccupante della qualità del rapporto tra cittadini e politica, tra rappresentati e rappresentanti. Resta però il valore del voto di chi ha deciso di andare alle urne e ha fatto la propria scelta. Tanto più in questo caso dove la vittoria di uno schieramento sull'altro è talmente netta ed evidente da non poter essere inficiata o messa in discussione dal livello di astensione. In altri termini: non credo che se più elettori fossero andati alle urne ci sarebbe stato un risultato granché diverso. Perché il non voto è stata una scelta trasversale. E questo non è un dato consolatorio ma ancor più preoccupante, che deve far riflettere. Significa che c'è un problema di disaffezione, di lontananza e persino di estraneità dalla politica che riguarda tutti gli schieramenti, nessuno escluso. E sarebbe suicida una politica, vincente o perdente, che di fronte a questo girasse la testa dall'altra parte.

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