L'archiviazione delle accuse a Conte e Speranza e la differenza tra l'agone politico e le aule giudiziarie

Venerdì 9 Giugno 2023

Caro direttore,
nonostante la decisione dei giudici che hanno archiviato la posizione dei vertici del governo Conte per la gestione della prima fase della lotta al Covid in Lombardia, leggo che il professor Andrea Crisanti, il cui studio era alla base di quegli atti di accusa, sostiene con la consueta assertività, che il suo studio era comunque giusto e inattaccabile. E che quindi, deduco io, hanno sbagliato i giudici. Mi sfugge qualcosa?


Angelo Pozza
Treviso


Caro lettore,
il pronunciamento del tribunale di Brescia che ha deciso l'archiviazione delle posizione dell'ex premier Conte e dell'ex ministro della Salute Speranza, smontando per intero la tesi dell'accusa sostenuta dalla consulenza del professor Andrea Crisanti, non mi ha sorpreso affatto. Non perché non abbia dubbi e perplessità sulla gestione della pandemia nella martoriata provincia di Bergamo da parte del governo di allora. Ma perchè una cosa sono i giudizi politici, altro sono le inchieste giudiziarie e i reati penali e civili, sopratutto se particolarmente gravi come l'omicidio colposo. Un conto è contestare alcune scelte (e con il senno di poi è sempre più facile), altro è accusare qualcuno di aver provocato la morte di 4.418 (non una di più non una di meno) persone, come sosteneva la perizia di Crisanti. In questa vicenda, forse ritenendola una ribalta mediatica particolarmente allettante, penso che più di qualcuno abbia confuso ruoli e piani. O calandosi nei panni impropri del gran giustiziere «che deve restituire la verità agli italiani» o ritenendo che compito della magistratura non sia quello di individuare i possibili reati e i loro responsabili, bensì quello di dare risposte, possibilmente eclatanti, alle angosce, al dolore e agli interrogativi dell'opinione pubblica o di una parte di essa. Ma una democrazia matura non ha bisogno né di grandi giustizieri né di toghe che si sostituiscono alla politica o ad altre istituzioni.
Quanto ai toni di Crisanti, ascoltandolo o leggendolo si ha spesso l'impressione che, in quanto scienziato, ritenga di dover attribuire ad ogni suo punto di vista una superiore e particolare autorevolezza.

Quasi che le sue non fossero opinioni o valutazioni ma certezze inattaccabili e insindacabili. Non è così. Soprattutto non lo è da quando, sfruttando la popolarità ottenuta con il Covid, Crisanti alla pari di altri suoi colleghi ha deciso di scendere in politica, diventando senatore di un partito. Cioè diventando un uomo di parte.

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