Caro direttore,
ho letto la decisione del governo sullo spartizione delle poltrone di Alitalia, sanguisuga dei contribuenti italiani. Ho anche ascoltato anche il presidente di Confindustria Bonomi sulla situazione attuale e le sue previsioni. Pongo a lei una domanda: come è possibile spiegare a noi contribuenti (almeno a quelli che le tasse le pagano, primi fra tutti coloro che hanno un reddito fisso) lo spreco di denaro pubblico avvenuto?
Alcide Tonetto
Piove di Sacco (Pd)
Caro lettore,
Alitalia è la compagnia di bandiera di uno dei Paesi più visitati al mondo, ha al suo interno competenze e professionalità eccellenti e per molti anni ha potuto contare su posizioni di monopolio per tratte particolarmente remunerative (la Milano-Roma, innanzitutto).
Nell'attuale situazione era difficile immaginare strade diverse che evitassero la chiusura della compagnia. Del resto la presenza dello Stato nell'economia ha questa funzione: non di sostituirsi ai privati, ma di sostenere aziende strategiche quando questo si rivela necessario e non esistono sul mercato alternative. Il problema non è dunque la presenza dello Stato, cruciale e decisiva nell'economica ai tempi del covid, ma la qualità di questa presenza. Cioè la capacità di far ripartire l'azienda e rilanciarla in un mercato così complicato come quello attuale. Ci riuscirà? E' nell'interesse di tutti che ciò accada. L'inizio però non è stato di grande auspicio: per completare il consiglio d'amministrazione della nuova società, cercando di soddisfare gli appetiti di tutti i partiti di governo, sono trascorse settimane e alla fine si è deciso di innalzare a 9 il numero dei consiglieri per non scontentare nessuno. Uno spettacolo deprimente che ci ha riportati ai tempi della più classica lottizzazione. Insomma, una brutta partenza. Speriamo che il viaggio proceda meglio. I contribuenti italiani il loro biglietto, assai salato, l'hanno già pagato.