Alitalia, una ripartenza all'insegna della lottizzazione. Speriamo solo che il viaggio proceda meglio

Martedì 13 Ottobre 2020

Caro direttore,
ho letto la decisione del governo sullo spartizione delle poltrone di Alitalia, sanguisuga dei contribuenti italiani. Ho anche ascoltato anche il presidente di Confindustria Bonomi sulla situazione attuale e le sue previsioni. Pongo a lei una domanda: come è possibile spiegare a noi contribuenti (almeno a quelli che le tasse le pagano, primi fra tutti coloro che hanno un reddito fisso) lo spreco di denaro pubblico avvenuto?

Alcide Tonetto
Piove di Sacco (Pd)


Caro lettore,
Alitalia è la compagnia di bandiera di uno dei Paesi più visitati al mondo, ha al suo interno competenze e professionalità eccellenti e per molti anni ha potuto contare su posizioni di monopolio per tratte particolarmente remunerative (la Milano-Roma, innanzitutto).

Questo non ha però impedito che nella sua non breve vita, questa azienda divorasse una mole impressionante di denaro pubblico. Spiegare a un contribuente onesto ma anche a qualsiasi cittadino come ciò sia potuto accadere, non è semplice. Alitalia è stato per molti aspetti lo specchio di un Paese, il nostro, che troppo spesso ha utilizzato le aziende pubbliche per creare consenso e occupazione prima che efficienza, profitti e buon servizio. Quando dal pubblico siamo passati al privato le cose non sono andate granchè meglio, anzi. Ora, inevitabilmente, si ritorna al passato: Alitalia sarà di nuovo controllata dallo Stato. Esito inevitabile di una storia di dolorosi e in larga parte falliti tentativi di rilancio, aggravati ora in modo irreversibile dall'emergenza Covid.

Nell'attuale situazione era difficile immaginare strade diverse che evitassero la chiusura della compagnia. Del resto la presenza dello Stato nell'economia ha questa funzione: non di sostituirsi ai privati, ma di sostenere aziende strategiche quando questo si rivela necessario e non esistono sul mercato alternative. Il problema non è dunque la presenza dello Stato, cruciale e decisiva nell'economica ai tempi del covid, ma la qualità di questa presenza. Cioè la capacità di far ripartire l'azienda e rilanciarla in un mercato così complicato come quello attuale. Ci riuscirà? E' nell'interesse di tutti che ciò accada. L'inizio però non è stato di grande auspicio: per completare il consiglio d'amministrazione della nuova società, cercando di soddisfare gli appetiti di tutti i partiti di governo, sono trascorse settimane e alla fine si è deciso di innalzare a 9 il numero dei consiglieri per non scontentare nessuno. Uno spettacolo deprimente che ci ha riportati ai tempi della più classica lottizzazione. Insomma, una brutta partenza. Speriamo che il viaggio proceda meglio. I contribuenti italiani il loro biglietto, assai salato, l'hanno già pagato. 

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