Caso Cospito, non è in discussione la lealtà democratica ma la leggerezza del ceto politico: a destra e manca

Domenica 5 Febbraio 2023

Egregio Direttore,
nel 68 avevo 19 anni, avendo vissuto quegli anni come posso non preoccuparmi di quanto sta accadendo in questi giorni? Perché anche stavolta si mobilitano gli universitari di sinistra? Non sarà che il caso Cospito sia solo un pretesto? Mi sto chiedendo: se la sinistra avesse vinto le elezioni tutto questo sarebbe successo?
Giuseppe Ave


Caro lettore,
né la storia né la politica si fanno con i se. Mi pare piuttosto che in queste settimane i cittadini siano messi di fronte a troppe dimostrazioni di leggerezza, superficialità e scarso senso di responsabilità. Ne potremmo anche tristemente sorridere o far finta di nulla se non provenissero da chi ricopre ruoli importanti nella vita politica e se in ballo non ci fossero anche la vita delle persone e la sicurezza delle nostre comunità. Mi riferisco non solo alle improvvide dichiarazioni di due esponenti di rilievo della maggioranza, ma anche alle inopportune visite in carcere al terrorista Alfredo Cospito da parte di importanti esponenti dell'opposizione. In politica come nella vita i dettagli fanno spesso la differenza. E in questo caso la colpevole e grave sottovalutazione di alcune parole e di alcune iniziative ha contributo in modo determinante a creare la situazione che stiamo vivendo. Perché anche se le intercettazioni delle conversazioni tra Cospito e alcuni mafiosi in carcere sul 41bis non erano segrete ma solo sensibili, a nessuno, e certamente non a un sottosegretario alla Giustizia o a un alto esponente del partito di maggioranza, sarebbe dovuto sfuggire che si trattava comunque di materia da trattare con estrema cura. Non certo da condividere con i propri compagni di partito né da usare in Parlamento per un comizio contro l'opposizione. La quale, peraltro, ne ha subito approfittato per alzare l'attenzione su questo aspetto e mettere in secondo piano le divisioni al proprio interno sul caso Cospito e quelle sul mantenimento del regime carcerario 41bis. Ma non si può neppure ignorare l'errore e la superficialità degli alti esponenti del Pd che, nel mezzo dell'offensiva anarchica per far togliere Cospito dal 41 bis, sono andati ad incontrare il terrorista in carcere. Anche qui i dettagli non sono irrilevanti. Rientra nelle prerogative dei parlamentari vigilare sulla carceri e poter verificare di persona le condizioni dei detenuti. Ma quando si decide di mandare da Cospito una delegazione di così alto livello come quella del Pd (ne facevano parte tra gli altri l'ex ministro della Giustizia, la capogruppo e il tesoriere del partito) non si può ignorare il messaggio politico che si dà in quel preciso momento. Non si può non mettere nel conto che possa essere interpretata da alcuni settori come una legittimazione politica della campagna in atto a favore di Cospito. Non si può sottovalutare che un'iniziativa di questo tipo alza la tensione sul caso invece che abbassarla. Non si può sottovalutare che in un carcere di massima sicurezza non è comunque il caso di intrattenersi con altri detenuti, che ben che vada sono boss mafiosi o killer patentati. Sia ben chiaro: non è in alcun modo in discussione la lealtà democratica di nessuno. Lasciamo perdere queste idiozie. Ma da un ceto politico e da un partito che sale spesso in cattedra a dispensare agli altri lezioni di credibilità e affidabilità, ci si deve attendere perlomeno che sappia valutare il rapporto causa-effetto delle proprie iniziative. Soprattutto quando si parla di terrorismo e di regimi di detenzione di capi mafia ed affini. Cioè della nostra sicurezza.
      

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