Sbagliato definire "negro" un aggressore ma a spaventare è soprattutto la violenza

Domenica 15 Luglio 2018
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Egregio direttore,
la moglie di un dentista è stata aggredita nel centro di Mestre. Il marito, un noto professionista, ha affisso un cartello nel suo studio informando i pazienti di ciò che era accaduto. Al medico è sembrato naturale precisare che l’autore dell’aggressione, un uomo di colore, era un “negro”. E questo ha scatenato polemiche rimbalzate anche sui media nazionali. Lei cosa ne pensa?

Angelo Menduni
Mestre


Caro lettore,
il termine “negro” benché presente sul dizionario della lingua italiana è vissuto come discriminatorio e offensivo da una parte della gente di colore. Credo basti questo a renderne inopportuno il suo utilizzo. La forma è spesso sostanza: è giusto tenerne conto. Detto ciò, trovo paradossale la pseudo-polemica che è stata montata su questa vicenda. Mi spiego: ciò che davvero dovrebbe preoccuparci è il fatto che sia sta usata (ripeto: sbagliando) la parola “negro” o che uno stimato professionista abbia deciso di affiggere un volantino all’ingresso del suo studio per mettere in guardia i propri pazienti dell’aggressione subita dalla moglie? Il vero allarme sta nel fatto che in un parco cittadino di Mestre in pieno giorno una donna sia stata aggredita e si sia salvata da conseguenze peggiori solo grazie all’intervento di un’altra persona o il fatto che il marito della signora, esasperato dall’accaduto, abbia infranto le regole del politicamente corretto indicando in un “negro” l’autore dell’aggressione? Dobbiamo essere prima solidali con la donna vittima della violenza o piuttosto con l’autore dell’aggressione perché è stato definito (ripeto ancora: sbagliando) “negro”? Personalmente non ho dubbi sulle risposte da dare a queste domande. Ma forse qualcuno dei pazienti che, secondo taluni giornali, si sarebbero scandalizzati per l’uso di quella impronunciabile parola, potrebbe provare a convincermi del contrario.
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