Caro direttore,
le scrivo perché ormai da tempo seguo il rapido declino in cui il mondo femminile ma anche la libertà umana sta di nuovo cadendo. Parlo delle leggi sull'aborto, sudate e pagate a caro prezzo come simbolo di libertà per milioni di donne usate come oggetto. Mi piange il cuore perché a nessuno credo piaccia l'idea di uccidere una vita, perciò, credo in maniera del tutto razionale che dietro ad una scelta così complicata vi sia una motivazione seria o un certo degrado. Allora mi chiedo cosa in realtà di concreto si faccia per prevenire tali decisioni. Ecco io punterei su questo, partendo da una sana educazione sessuale, ad una sana prevenzione sanitaria, ad una politica sociale più concreta lontana dai nostri buonisti che creano soltanto ulteriori disagiati sociali. La donna ha sempre trovato modi alternativi per interrompere le gravidanze, toccando questa legge non si fa altro che dare un chiaro messaggio alle donne: «Voi non sarete mai libere ma sempre e solo alla mercé degli uomini!». Perciò io grido alla vergogna e spero che come me lo facciano anche tutte le donne e gli esseri umani.
Luca Greatti
Caro lettore,
mi riesce davvero difficile gioire per la sentenza della Corte Suprema statunitense.
Tra chi sposta sempre più in avanti i confini dei cosiddetti diritti individuali e chi invece vorrebbe al contrario fermare o addirittura far arretrare le lancette della storia e della civiltà. È lo scontro tra integralismi contrapposti di cui la sentenza della Corte suprema è probabilmente una delle conseguenze più evidenti e drammaticamente clamorose. La rivincita del bene sul male, come ha commentato qualche esagitato. Ma compito di una politica matura non è assecondare gli uni o gli altri estremismi in nome dei cosiddetti diritti o al contrario dei cosiddetti valori della tradizione, ma accompagnare la crescita della società tenendo conto delle sue complessità e delle sue diverse sensibilità. Esattamente il contrario di ciò che accade oggi. Non solo negli Stati Uniti.