L'Italia è antifascista ma il 25 aprile non è una festa condivisa perché due minoranze guardano il futuro dallo specchietto

Domenica 23 Aprile 2023

Caro Direttore,
la sinistra più radicale da sempre cerca di monopolizzare politicamente il 25 Aprile. È bene ricordare che la lotta di liberazione non ebbe come soli protagonisti i partigiani comunisti ma a questa lotta aderirono militari del Regio Esercito, partigiani di ispirazione socialdemocratica, cattolici, liberali e monarchici. Unico obiettivo era liberare l'Italia dal nazifascismo. Se però analizziamo ciò che la storiografia ci ha rivelato, le finalità di molte formazione partigiane d'ispirazione comunista, comprese le frange più estreme dell'allora PCI, fu quella di combattere per la liberazione ma auspicando l'ingresso dell'Italia nell'area di influenza della Russia di Stalin. Ciò che avvenne nel nostro nord est con l'eccidio di Porzus, l'esodo dei giuliano dalmati, le foibe e l'occupazione di Trieste da parte dell'esercito di Tito, testimoniano chiaramente questi obiettivi. Se analizziamo serenamente e con onestà intellettuale tutti questi avvenimenti penso che potremmo giungere ad una vera pacificazione in nome proprio del 25 Aprile, festa davvero di tutti gli italiani.

Aldo Sisto
Mestre


Caro lettore,
certamente ciò che lei scrive è vero. Ma non credo che se il 25 aprile non sia ancora una festa condivisa e di pacificazione le cause siano da ricercarsi solo in questo o nel racconto unilaterale e manicheo che per decenni è stato fatto della Resistenza e della Liberazione. L'Italia è antifascista non solo e non tanto perché la sua Carta Costituzionale si fonda sui valori democratici e perché contiene una norma transitoria che vieta la ricostituzione del partito fascista, ma perché antifascisti sono in larghissima parte i suoi cittadini sia che votino a destra o a sinistra, come ha confermato anche un recente sondaggio. Purtroppo ci sono alcuni pezzi dell'opinione pubblica, numericamente marginali ma influenti, e settori della classe politica, dall'una e dall'altra parte, che per ragioni identitarie alimentano questa contrapposizione storica e politica tra fascismo e antifascismo. Perché da essa traggono spesso la loro ragion d'essere o una parte del loro consenso. È un'Italia che guarda il futuro dallo specchietto retrovisore perché forse non è capace di fare molto altro. Soprattutto non riesce a comprendere che l'importanza del 25 aprile non risiede nella demonizzazione degli avversari di oggi e di ieri, ma nell'affermazione di valori fondanti come la democrazia, la libertà, la lotta al razzismo e ai nuovi despoti. Valori la cui attualità è tragicamente dimostrata da ciò che accade non molto lontano da noi: in Ucraina.
 

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