Le cellule T staminali situate all'interno di alcuni linfonodi potrebbero essere un alleato naturale per aiutare i malati oncologici che non rispondono al trattamento con l'immunoterapia, i cosiddetti non-responder. A dimostrarlo è uno studio dello Yale Cancer Center pubblicato sulla rivista scientifica Science Immunology. Le terapie che sfruttano il sistema immunitario per combattere il tumore sono state un punto di svolta per i pazienti con tumori polmonari e di altro tipo. «Tuttavia, non tutte le persone rispondono ai farmaci immunoterapici. Per questo era importante per noi scoprire il ruolo di queste cellule T speciali, nella crescita del tumore», spiega l'autore senior dello studio, Nikhil Joshi, professore di immunobiologia e membro del Center of Immuno-Oncology dello Yale Cancer Center. I ricercatori hanno dapprima sviluppato un nuovo modello animale in cui potevano osservare le cellule T staminali nel corso di diversi mesi di crescita del tumore. Hanno così scoperto che queste non persistono nel tumore per molto tempo, il che significa che vengono rifornite da qualche altra parte del corpo, e cioè dai linfonodi vicini, un organo immunitario contenente molte di queste cellule T staminali, che "reintegrano l'offerta".
Ogni tanto, hanno osservato i ricercatori, alcune cellule T staminali lasciano il linfonodo e viaggiano verso il tumore e questo meccanismo mantiene il tumore costantemente rifornito di nuove cellule T che combattono il cancro, rallentandone la crescita. «Le cellule T nei tumori si esauriscono - precisa Kelli Connolly, autore principale dello studio - ma le cellule T staminali all'interno dei linfonodi vicini non subiscono esaurimento durante il decorso della malattia e questo potrebbe preservare la possibilità di rispondere all'immunoterapia».