Studentessa discriminata al Musée d’Orsay a causa della scollatura. «O si copre o non entra»

Giovedì 10 Settembre 2020
Studentessa discriminata al Musée d’Orsay a causa della scollatura. «O si copre o non entra»
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Il suo nome è Jeanne, ha 22 anni ed è stata discriminata per l'abito che portava. La studentessa ieri è stata vittima di una brutta esperienza al Musée d'Orsay, a Parigi, dove le è stato detto che non poteva entrare a causa della scollatura del suo vestito. «O si copre o non entra», così Jeanne ha deciso di raccontare l'accaduto su Twitter, pubblicando una lettera aperta all'indirizzo del museo dell'impressionismo francese, accompagnata da una foto che mostra il suo outfit di quel giorno.

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La lettera di Jeanne si apre così: «Arrivata all’ingresso del museo, non ho avuto neppure il tempo di mostrare il mio biglietto che la vista del mio seno e del mio vestito scollato ha turbato un’addetta incaricata del controllo delle prenotazioni. Così ha cominciato a lamentarsi: "Ah no, non può essere possibile, non è possibile, non è tollerabile"».



Ne è nata una discussione, che ha messo fortemente a disagio la 22enne: «In quel momento non sapevo ancora che il mio décolleté fosse l’oggetto di tutto questo dramma. A quel punto le ho chiesto cosa fosse successo: non mi hanno risposto, mi hanno fissato il seno, mi sono sentita terribilmente a disagio, ancora non capivo bene cosa stesse succedendo, l’amica con cui mi trovavo al museo era stupefatta».

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«Un responsabile - racconta - è intervenuto, non mi ha mai detto che la mia scollatura rappresentava un problema, mi ha fissato vistosamente il seno, lo ha semplicemente definito "questo"». Jeanne ha cercato di far valere le sue ragioni, ma: «Nessuno mi ha risposto, hanno semplicemente insistito sul fatto che le regole sono le regole, e mi ripetevano di coprirmi con la giacca che avevo in mano. Nel museo è pieno di nudi, e io ho rimarcato che è profondamente antidemocratico discriminarmi sulla base di una scollatura, e il responsabile si è messo a ridere. Non volevo mettermi la giacca perché mi sentivo vinta, costretta, umiliata, avevo l’impressione che tutti guardassero il mio seno, non ero diventata altro che il mio seno, non ero altro che una femmina sessualizzata, ma volevo entrare nel museo».

La studentessa è stata così costretta a cedere: «"Faccia un reclamo". Mi sono messa la giacca (sospiro di sollievo degli addetti del Musée d’Orsay) e sono entrata nel museo. All’interno: dipinti con donne nude, sculture con donne nude. Nei corridoi del museo: uomini in canottiera, donne con la schiena scoperta, in reggiseno, in crop top, ma tutte magre e con poco seno. Io allora mi chiedo se mi avrebbero fatto entrare senza storie, se avessi portato alcune tenute di certe donne che ho incrociato».

La conclusione della lettera è amara: «Mi domando se gli addetti che volevano impedirmi di entrare sapevano fino a che punto mi avevano sessualizzata, obbedendo a dinamiche sessiste, e se la sera, tornando a casa, hanno ritenuto che fosse un loro diritto non rispettare i miei. Io mi interrogo sulla coerenza con la quale i rappresentanti di un museo nazionale possono proibire l’accesso alla conoscenza e alla cultura sulla base di un giudizio arbitrario che determina se l’apparenza altrui è decente. Non sono altro che il mio seno, non sono che un corpo, i vostri doppi pesi e doppie misure non dovrebbero essere un ostacolo al mio accesso alla cultura e alla conoscenza». Secondo quanto riportato dai media francesi, il Musée d'Orsay si è scusato con Jeanne, precisando in una nota che: «È stato fatto un richiamo sulle regole dell’accoglienza alla società concessionaria in servizio all’ingresso del museo».
 

Ultimo aggiornamento: 16:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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