Parkinson, nel corpo umano le molecole capaci di bloccarlo: fermano gli aggregati di proteine del morbo

Giovedì 15 Luglio 2021
Parkinson, nel corpo umano le molecole capaci di bloccarlo: fermano gli aggregati di proteine del morbo

Sarebbero direttamente nel corpo umano le molecole capaci di contrastare il Parkinson. Scoperte delle molecole naturalmente presenti nell'organismo, capaci di combattere gli aggregati di proteine tipici del morbo di Parkinson.

Lo spiegano sulla rivista Nature Communications i ricercatori dell'università autonoma di Barcellona e di quella di Saragozza.

Tra oltre 25.000 peptidi umani analizzati, gli studiosi sono riusciti a identificare i peptidi Ll-37, che attaccano gli oligomeri (cioè la fase iniziale di questi aggregati di proteine, responsabili della diffusione della malattia nel cervello), ed evitano che si uniscano diventando neurotossici. «Questi peptidi interagiscono con gli oligomeri tossici in modo selettivo e con una forza superiore a quella di ogni altro peptide, simile a quella mostrata dagli anticorpi. Bloccano infatti le aggregazioni a concentrazioni molto basse e proteggono i neuroni dai danni», rilevano i ricercatori.

Parkinson, con le varianti genetiche il rischio cresce: oltre il 20%

Ll-37 si trova naturalmente nell'organismo umano, sia nel cervello che nell'intestino, proprio gli organi dove si formano questi aggregati di proteine. Il che suggerisce, secondo i ricercatori, che la loro attivitá risponda ad un meccanismo sviluppato dal corpo stesso come strumento naturale di difesa contro la malattia. Incoraggiati da quest'idea, gli studiosi vogliono ora studiare e verificare se questa strategia può diventare una terapia sicura per il Parkinson e influire sul corso della malattia. «È possibile che una terapia contro il Parkinson risieda proprio dentro di noi, e debba solo essere attivata in modo corretto», commenta Salvador Ventura, coordinatore dello studio.

Nello studio i ricercatori hanno identificato tre molecole capaci di bloccare queste aggregazione di proteine: oltre a quella umana, hanno identificato un peptide presente nei batteri e un' altro fatto artificialmente. Oltre a rappresentare una possibile terapia per il Parkinson, queste molecole possono aiutare anche a diagnosticarlo. «Finora - aggiunge Nunilo Cremades, co-coordinatore dello studio - non c'erano molecole capaci di identificare in modo selettivo ed efficiente questi aggregati tossici, a differenza dei peptidi che abbiamo individuato». 

Ultimo aggiornamento: 15:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci