Con il sopraggiungere della stagione fredda arriva l'influenza tra i bambini. Sono stati confermati, infatti, in due bambini uno a Varese e uno a Torino, i primi due casi in Italia. A spiegarlo è l'Istituto Superiore di Sanità che annuncia la partenza della sorveglianza virologica su tutto il territorio nazionale a partire da lunedì 18 ottobre. Intanto, scaglionate in tempi diversi, le Regioni stanno iniziando a distribuire e somministrare dosi.
Mentre il secondo caso di virus influenzale A/H3 identificato presso l'Ospedale Amedeo di Savoia di Torino in un bambino con un quadro di polmonite. Malattia respiratoria facilmente trasmissibile, normalmente l'influenza guarisce senza lasciare conseguenze, ma in alcune categorie di persone, soprattutto anziani e malati cronici, può provocare complicanze gravi e anche letali. Di qui, e anche per evitare la doppia epidemia in contemporanea con quella Covid, l'importanza di vaccinarsi. E «il periodo più indicato per farlo è quello autunnale a partire dal mese di ottobre» ricorda l'Iss. Nell'autunno del 2020 l'avvio precoce della campagna aveva permesso di raggiungere una copertura nella popolazione anziana di oltre il 65%, molto più alta rispetto al 54% del 2019.
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Un successo che si spera di bissare e superare. Intanto, insieme all'influenza parte anche, a diverse velocità, la campagna antinfluenzale nelle Regioni. In Piemonte è iniziata oggi la somministrazione di circa un milione e 100mila dosi e per la prima volta è stato acquistato anche il vaccino per i bambini tra i 6 mesi e i 6 anni, che viene somministrato con uno spray. In Sardegna arriveranno la prossima settimana 450mila dosi che saranno distribuite nelle strutture sanitarie e ai medici. Nel Lazio si è già partiti dalla scorsa settimana e con un'adesione decisa alla doppia somministrazione di vaccini anti Covid e anti influenzale, in accordo con la recente circolare del ministero della Salute. Intanto un vaccino contro l'influenza basato sulla stessa tecnologia dell'RNA messaggero utilizzata nelle vaccinazioni Covid-19, potrebbe non essere lontano. Sono già tre infatti, ovvero Moderna, Pfizer e Sanofi, le aziende che hanno avviato i test di fase I sugli esseri umani, e potrebbero presto essere seguite da altre che stanno conducendo studi in fase preclinica. Con i vaccini a mRNA, spiega un articolo su Nature, le risposte immunitarie potrebbero essere più ampie, la selezione del ceppo più accurata e la produzione potrebbe essere più rapida e flessibile.