Era stato fermato dai vigili mentre sfrecciava per le strade della Capitale con la sua Ferrari 458, «in stato di ebrezza alcolica, sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, nonché privo di patente perché sospesa». Ma per sfuggire alla multa aveva dichiarato ai vigili urbani di essere suo fratello.
LA VICENDA
I fatti contestati risalgono al 31 maggio del 2018. L'uomo, assistito dall'avvocato Giampiero Ghelardini, quella sera si trovava a bordo della sua Ferrari 458, la cui denominazione fa riferimento alla cilindrata (4,5 litri), seguita dal numero dei cilindri del motore (otto). Una vettura disegnata dalla casa automobilistica di Maranello e presentata ufficialmente alla 63esima edizione del Salone dell'automobile di Francoforte, svoltosi dal 17 al 27 settembre 2009. Simone Lunghi in quell'occasione era stato fermato dalla Polizia stradale di Roma alla guida della sua fuori serie «in stato di ebrezza alcolica, sotto l'effetto di sostanze stupefacenti e privo della patente, perché sospesa», si legge nel capo di imputazione.
Nel momento in cui gli agenti gli avevano chiesto di identificarsi, Lunghi aveva dato, per sfuggire alle sanzioni e a un eventuale procedimento, il nome del fratello Christian, di soli due anni più piccolo di lui. Inoltre, sottoposto con esito positivo agli accertamenti preliminari per la verifica dell'assunzione di sostanze alcoliche e stupefacenti, si era «rifiutato di recarsi presso la struttura sanitaria più vicina per sottoporsi agli accertamenti definitivi», si legge nel capo di imputazione. Una mossa che gli è costata ieri la condanna a otto mesi di reclusione.
IL PRECEDENTE
Già tre anni prima l'imprenditore aveva usato lo stesso escamotage per sfuggire alla multa. Il primo febbraio del 2015 era stato sempre fermato, sempre dalla Polizia stradale di Roma, in sella a una moto Bmw risultata poi priva di assicurazione. Per di più, anche in quella circostanza, non aveva la patente. «Al fine di procurare a sé un vantaggio consistente nell'evitare la corrispondente sanzione, induceva in errore la Polizia stradale nella redazione del verbale, attribuendosi un falso nome, ovvero, quello del fratello minore Christian Lunghi».
Così, quest'ultimo, si era visto recapitare una multa per delle violazioni al codice della strada che in realtà non aveva commesso. L'inghippo è stato scoperto e, dopo le indagini dei vigili urbani, il "vero" Lunghi è finito imputato per sostituzione di persona, per falsa dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità e guida in stato di alterazione psico-fisica. Ieri, al termine del dibattimento, nell'aula 17 del tribunale monocratico, è arrivata la condanna a 8 mesi di reclusione per l'imprenditore romano.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout