Il Covid rallenta lo stop all'epatite. Ogni 30 secondi, nel mondo, una persona muore a causa dell' epatite, infezione virale che, se non curata, può diventare cronica e causare cirrosi epatica e tumore del fegato. Ma la pandemia Covid ha portato a una diminuita attenzione nei confronti di questa malattia e un calo di diagnosi e cure. Ad accendere i riflettori su questo problema è l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che, in vista della giornata mondiale che si celebra il 28 luglio lancia la campagna “L' epatite non può aspettare”. Esistono cinque ceppi principali del virus dell' epatite: A, B, C, D ed E. Insieme, l' epatite B e C, che sono le più pericolose, provocano 1,1 milioni di decessi e 3 milioni di nuove infezioni all'anno nel mondo.
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Tuttavia, nel 2019 solo il 21% dei 58 milioni di persone con infezione cronica da Hcv è stato diagnosticato. E, di questi, solo 9,4 milioni (il 62%) sono stati trattati con i potenti antivirali ad azione diretta, in gradi di eradicare il virus. Di qui le nuove guida dell'Oms per promuovere il self-testing per l' epatite C. «Come si è visto in passato per l'Hiv l'autotest è stato uno strumento efficace - afferma Meg Doherty, direttore dei programmi dell'Oms per Hiv e epatite - per accelerare i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi globali. Incoraggiamo i Paesi a iniziare a pianificare anche l'introduzione dell'autotest dell'Hcv, in particolare dove ci sono maggiori difficoltà nell'eseguire i normali esami». Test rapidi di questo tipo sono già disponibili in Italia, dove però l'allarme per lo stallo negli sforzi preoccupa gli esperti. «Dopo la pandemia il nostro Paese non è più in linea con l'obiettivo di eliminare l' Epatite C entro il 2030. Serve un rilancio per la diffusione di vaccini, screening e trattamenti», sottolinea il Direttore Scientifico della Società Italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), Massimo Andreoni. «È clamorosamente evidente - aggiunge Massimo Galli, past president Simit - la flessione dei trattamenti dell' epatite C. Questo fenomeno, certamente accentuato dalla pandemia, era però già evidente a partire dal 2018, come conseguenza del ritardo degli interventi per l'emersione del sommerso. Ora è cruciale che si lavori in questa direzione, con un adeguato impiego dei fondi stanziati». «Negli ultimi anni abbiamo fatto grandi progressi in alcuni Paesi ma», spiega in un messaggio video il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, ancora nel mondo «oltre 3000 persone muoiono ogni giorno per cirrosi e tumore del fegato. L'Oms chiede a tutti i Paesi di lavorare insieme perché, un futuro senza epatite è realizzabile solo con uno sforzo congiunto».