Clima e disastri ecologici: le ferite aperte del Pianeta

Venerdì 23 Aprile 2021
Clima e disastri ecologici: le ferite aperte del Pianeta

Emissioni di gas serra inarrestabili, inquinamento dell'aria, consumo di risorse naturali (miniere di materiali ipersfruttate), uso di combustibili fossili (petrolio e gas), agricoltura e allevamento intensivo, perdita di biodiversità e di ecosistemi naturali, eventi meteo estremi, alluvioni da un lato e siccità dall'altro, incendi fuori controllo, guerre ambientali, scioglimento ghiacci e innalzamento del livello dei mari, disastri ecologici, e profughi ambientali.

Ecco, in un colpo solo, tutto le ferite aperte del Pianeta prodotte dai 'guastì dello sviluppo lineare innescati dall'uomo e dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Gli impatti sono tangibili, gli diamo spesso altri nomi; ma incasellati lungo le diverse aree geografiche ci raccontano dove la Terra soffre. Una mappa complessa, non facile, ma con una risposta semplice: a pagare il prezzo più alto sono le popolazioni più fragili, quelle in via di sviluppo, e dove gli effetti del clima che cambia si traducono in danni e perdite di vite umane, e dove si scarica oltre il 90% di questi impatti.

La siccità che colpisce l'Africa sub-sahariana ne è un esempio con 250 milioni di persone a rischio, qui l'accesso all'acqua potabile è introvabile, anche soltanto per i servizi igienici di base, che portano alla morte di 8 milioni di persone ogni anno; in Medioriente, dove c'è meno dell'1% delle risorse idriche mondiali, il possesso di acqua è all'origine di guerre intestine, e accompagna tutto il cammino delle lacerazioni di cui oggi vediamo soltanto un pezzo in Siria. Negli ultimi 60 anni - viene spiegato dal programma ambientale delle Nazioni Unite - che il 40% dei conflitti interni sono connessi al controllo delle risorse naturali. Gli eventi meteo estremi (tipo alluvioni, bombe d'acqua, cicloni e uragani): come lo tsunami nel Sud est asiatico (del 26 dicembre 2004), i cicloni nelle Filippine, i turbini d'aria e pioggia che da Miami risalgono lungo la costa orientale degli Stati Uniti fino a New York risucchiando quel che trovano sulla strada. Città come Venezia, New York, Amsterdam, Miami potrebbero essere presto allagate: l'innalzamento del livello dei mari è infatti la ripercussione dello scioglimento dei ghiacci, causato dal riscaldamento globale che a sua volta è colpa dell'effetto serra; le piccole isole del Pacifico sono già sott'acqua, come Kiribati. L'acidificazione degli oceani, non lascia scampo ad alcune specie marine (e anche per esempio ai coralli). Il caldo intenso è anche alla base degli incendi che devastano alcune regioni del globo: sono recenti le fiamme incontrollate in California e in Australia, e i roghi che hanno distrutto la foresta Amazzonica con un danno enorme alla capacità di assorbimento di CO2 del Pianeta.

Di suo molto ha fatto l'uomo. Incidenti a grandi impianti industriali (nucleare) e disastri petroliferi (in mare) sono stati in alcuni casi delle vere e proprie bombe ecologiche: l'esplosione alla centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina è lontana nel tempo (del 26 aprile 1986) ma è ancora un ricordo vivo, oppure quella di Fukushima in Giappone; o la più grande fuoriuscita di greggio in mare della storia, il 20 aprile 2010, quella Bp davanti alle coste della Lousiana che ha invaso le acque del Golfo del Messico. E poi un effetto diretto, e cioè le migrazioni dei popoli che subiscono tutto questo: i profughi ambientali, chi si ritrova senza terra, in fuga dalla fame, dalla siccità e dalle alluvioni estreme.

Saranno oltre 200 milioni per il 2050, tutte persone che vivono in Paesi in via di sviluppo; la maggior parte di loro si sposterà in Africa sub-sahariana, 40 milioni in Asia meridionale, quasi 20 milioni in America Latina, e in Messico le città saranno prese d'assalto per l'abbandono delle zone meno evolute del Paese. E infine, i rifiuti, quello che buttiamo malamente dopo averlo consumato; le capitali delle discariche sono in Nigeria e in Kenya, spesso 'gestitè da bambini che cercano, se va bene, tra la spazzatura qualcosa che abbia un valore, se va male tra i fumi delle plastiche bruciate per recuperare i materiali. C'è anche un posto (simbolico) in mare fatto di plastica, è un'isola a largo delle coste Usa tra la California e le Hawaii.

Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 10:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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