Dieta intermittente: come funziona, rischi ed effetti collaterali. Il medico: «Attenzione all'apporto proteico»

Risponde il dott. Antonio Caretto, Presidente della Fondazione ADI dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica

Venerdì 14 Aprile 2023 di Alessandro Rosi
Dieta intermittente: come funziona, rischi ed effetti collaterali. Il medico: «Attenzione all'apporto proteico»

Spopola la dieta intermittente. Tra le varianti, la più comune è quella che prevede 16 ore di digiuno (in cui sono ammessi solo acqua, caffè senza zucchero e altre bevande senza calorie) e 8 ore in cui si possono mangiare fino a 3 pasti. Ma ci sono dei rischi? E per chi è indicata? Lo chiediamo al dott. Antonio Caretto, Presidente della Fondazione ADI dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica.

Cosa è la dieta a intermittenza e come funziona?

Vi sono vari tipi di digiuno intermittente.

Vi è la modalità dietetica che prevede due giorni interi di digiuno alla settimana detta 5:2, mentre un'altra prevede solo un giorno di digiuno intero alla settimana ed ancora un'altra dieta costituita da un digiuno di 14 ore con pasti assunti come colazione tra le ore 6 e le 10 di mattina e pranzo tra le ore 12 e ore 16 poi digiuno sino all’indomani mattina tutti i giorni. Ovviamente ci sono molte varianti compreso l’associazione intermittente alternata con dieta fortemente ipocalorica.

Quali sono i benefici?

Negli ultimi anni sono stati condotti sull'uomo anche diversi studi, purtroppo limitati numericamente, che dimostrano gli aspetti benefici di un modello alimentare limitato nel tempo come il digiuno intermittente per il mantenimento di un metabolismo sano. Mangiare a tempo limitato ha comportato una riduzione dell'apporto energetico, del peso corporeo, del grasso corporeo, della pressione arteriosa, della glicemia, dei trigliceridi, della tolleranza al glucosio e dei marcatori dell’infiammazione e quindi riducendo i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari, la sindrome metabolica e il diabete mellito tipo 2. È importante sottolineare che non c'è stato un numero sufficiente di studi comparativi a lungo termine per indicare se uno di questi protocolli dietetici si traduce in efficacia a lungo termine.

Quali i rischi e gli effetti collaterali?

Il digiuno intermittente è generalmente sicuro e produce pochi effetti avversi gastrointestinali, neurologici, ormonali o metabolici. Sfortunatamente, le prove che documentano gli effetti negativi dei regimi di digiuno intermittente sono scarse principalmente perché la durata della valutazione dei regimi di digiuno intermittente è di settimane o mesi. Alcuni degli effetti avversi comunemente riportati includono ipoglicemia, vertigini e debolezza. Inoltre, il digiuno senza un'adeguata sostituzione proteica è una causa ben nota di riduzione della massa muscolare e dovrebbe essere evitato.

Come compensare l'apporto proteico mancante?

È importante che nei pasti che vengono effettuati rispecchi il fabbisogno giornaliero che è differente a seconda dell'età della persona e eventuali necessità soggettive.

Chi dovrebbe evitarla?

Esiste la possibilità che il digiuno sia pericoloso e, come tale, non è raccomandato per le persone con squilibri ormonali, le donne in gravidanza e che allattano, i bambini piccoli, gli adulti in età avanzata e le persone con deficienze immunitarie, comprese quelle con una storia di trapianto di organo. Le persone con disturbi alimentari o quelli con demenza dovrebbero evitare regimi di digiuno intermittente.

Un recente studio delle Università del Tennessee e dell'Iowa, pubblicato sul Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, sottolinea che saltare i pasti aumenta il rischio di mortalità. È davvero così?

A differenza degli studi citati sino ad ora sul digiuno intermittente, fatti su un limitato numero di persone e per periodi limitati di tempo di settimane–mesi, questo studio valuta quanto determinate abitudini alimentari di molti anni ne influenzino la mortalità. Infatti in questo ampio studio su 24000 persone adulte statunitensi di età pari o superiore a 40 anni, seguite per un periodo di 15 anni, il consumare un pasto al giorno è stato associato a un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause e malattia cardiovascolare. Saltare la colazione è stato associato ad un aumentato rischio di mortalità per malattia cardiovascolare, mentre saltare il pranzo o la cena è stato associato ad un aumentato rischio di mortalità per tutte le cause. Tra i partecipanti con tre pasti al giorno, un intervallo tra i pasti di ≤4,5 ore in due pasti adiacenti era associato a una maggiore mortalità per tutte le cause. Pertanto questo studio esprime un importante dato epidemiologico, mettendo in dubbio alcuni aspetti del digiuno intermittente sull’efficacia nel ridurre la mortalità per malattia cardiovascolare. Sicuramente evidenzia la necessità di ulteriori studi fatti per molti anni di valutazione sull’efficacia del digiuno intermittente, non solo nel ridurre i fattori di rischio cardiovascolare ma nel lungo tempo sugli esiti di questi stessi sulla correlata mortalità.

Quanto tempo si può seguire una dieta del genere?

Come dicevo prima sono necessari studi di follow-up a lungo termine per valutare se il digiuno intermittente è una scelta di stile di vita sostenibile o meno per un periodo di anni. La stessa aderenza del paziente a questo tipo di alimentazione rimane un problema. Bisognerà verificarne i risultati nell’utilizzo per tempi prolungati. Ad oggi l’utilizzo per tempi di settimane-mesi ha effetti benefici.

Secondo gli esperti in nutrizione, si dovrebbe perdere fino a 1,5 kg in una settimana. È l’unico modo per riuscirci o ci sono delle alternative?

Le tre forme principali di digiuno intermittente (digiuno a giorni alterni, dieta 5:2 e alimentazione a tempo limitato) producono una perdita di peso da lieve a moderata (3-8% di perdita rispetto al basale) per brevi periodi (8-12 settimane). Il grado di perdita di peso raggiunto con il digiuno intermittente è pari a quello raggiunto con gli approcci dietetici tradizionali (restrizione calorica giornaliera).

La capacità di questi protocolli di digiuno intermittente di aiutare a gestire il peso a lungo termine è ancora poco conosciuta, poiché la maggior parte degli studi fino ad oggi è stata condotta per brevi periodi.

Pertanto la riduzione dell’apporto alimentare mediante una dieta ipocalorica è la sola evidenza di efficacia dietetica per perdere peso in soggetti con sovrappeso/obesità, anche indipendentemente dalla composizione in macronutrienti (proteine, glucidi e lipidi) e dalla distribuzione dei pasti, benché valutazioni di efficacia nel lungo tempo sono necessarie per dimostrarne l’efficacia sulle malattie metaboliche, cardiovascolari e tumori, che attualmente è stata dimostrata principalmente da un tipo di alimentazione costituita dalla Dieta Mediterranea.

Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 13:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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