Dopo un anno di Covid hanno chiuso 345 mila «sgarantiti», ovvero la parte del mercato del lavoro italiano più fragile e meno tutelata. Lo sostiene la Cgia di Mestre parlando del popolo delle partite Iva che rispetto agli altri lavoratori quando perde il posto di lavoro non può contare su nessun ammortizzatore sociale o misura di sostegno al reddito.
A marzo di quest'anno il numero complessivo dei lavoratori indipendenti presenti in Italia si è attestato a quota 4.893.000. Se in questi ultimi 13 mesi la situazione è stata molto pesante, nei prossimi la situazione non è detto che sia destinata a migliorare. Tuttavia, la Cgia ricorda che secondo una recente indagine realizzata dall' Istat, sono 292 mila le aziende che si trovano in una situazione di seria difficoltà. Sono attività che danno lavoro a 1,9 milioni di addetti e producono un valore aggiunto che sfiora i 63 miliardi di euro.
Il numero medio di addetti per impresa di questa platea di aziende così a rischio chiusura è pari a 6,5. Sono micro attività che, pesantemente colpite dall'emergenza sanitaria, non hanno adottato alcuna strategia di risposta alla crisi e, conseguentemente, corrono il pericolo di abbassare definitivamente la saracinesca. I settori produttivi più interessati da queste 292 mila attività sono il tessile, l'abbigliamento, la stampa, i mobili e l'edilizia. Nel settore dei servizi, invece, si distinguono le difficoltà della ristorazione, degli alloggi/alberghi, del commercio dell'auto e altri comparti come il commercio al dettaglio, il noleggio, i viaggi, il gioco e lo sport