L'emergenza Covid ha messo a dura prova il comparto sanitario, creando disagi nella diagnosi e il trattamento anche delle altre patologie. In Italia le malattie cardiovascolari restano la prima causa di morte causando il 34,8% di tutti i decessi. Nonostante ciò, prevenzione e l'accesso alle cure rimangono disattesi e l'impatto del Covid-19 ha peggiorato la situazione.
Lo studio ha confrontato il periodo post-pandemia con il 2019. Ne emerge che a giugno 2021, le nuove diagnosi e i nuovi trattamenti dei pazienti con dislipidemia alto e ad alto rischio cardiovascolare hanno registrato rispettivamente +3% e +10% rispetto al periodo pre-pandemia, segno di una ripresa dell'attività degli ambulatori ma anche di una crescita dei nuovi casi. Rispetto al 2019 resta invece elevato il divario delle richieste di visite cardiologiche (prime visite -19%, visite di controllo -29%) e dell'aderenza alla terapia (da 53% a 48%).
Nell'area delle malattie ischemiche del cuore, nonostante la ripresa delle attività, l'accesso alle cure è ancora su livelli inferiori al periodo pre-pandemico (nuove diagnosi -5%, nuovi trattamenti -16%) e le richieste di visita cardiologica sono inferiori rispetto al 2019 (prime visite -23%, visite di controllo -30%). Anche l'aderenza al trattamento è passata dal 78% pre-pandemia al 70%. A fronte della difficoltà dei pazienti di accedere alle visite, per il 63% dei medici la sfida è trovare nuove forme di connessione col paziente. «L'accelerazione tecnologica può essere un'opportunità per ridisegnare i percorsi di cura e riportarvi al centro la relazione medico-paziente, attraverso l'integrazione della Medicina con l'innovazione digitale», afferma Katia Massaroni, General Medicines Medical Head di Sanofi.