Claudio, il giro del mondo da Piacenza con 15 euro al giorno: “Ora sono davvero felice”

Venerdì 25 Novembre 2016
Claudio Pellizzeni
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«A 32 anni avevo avuto già esperienze lavorative importanti ed ero vicedirettore di banca, ma ero insoddisfatto della mia vita: quel lavoro mi dava solo la sicurezza economica e io cercavo la felicità. Ho deciso di fare questa scelta e l'ho trovata».



Claudio Pellizzeni, piacentino oggi 35enne, al momento si trova in Senegal e il suo problema maggiore è quello di ridurre al minimo i passaggi alla frontiera dal momento che le caselle per i timbri sul passaporto si stanno esaurendo. Lui, però, è ancora in viaggio dal maggio 2014 e farà ritorno a casa solo il prossimo febbraio. Come racconta a Repubblica.it, il viaggio, iniziato in bus da Piacenza a Varsavia, ha toccato finora 39 diversi paesi nei vari continenti ed è costato una media di 15 euro al giorno.



«È quasi del tutto in linea con la media di 19 dollari al giorno che avevo preventivato più di due anni fa, forse venendo dal settore bancario avrei dovuto considerare il crollo dell'euro che mi ha fatto sforare un po'» - spiega Claudio - «Comunque il viaggio prosegue e ho trovato davvero la felicità. Vorrei lanciare un messaggio a tutti i diabetici come me: prima di partire ero preoccupato, ma il mio medico mi ha rassicurato e tutto questo movimento mi sta giovando. C'è chi per questa malattia non esce di casa neanche per mangiare una pizza e invece si può anche girare il mondo per anni».



Claudio, nel suo giro del mondo, ne ha viste di tutte. Gli spostamenti non sono mai stati agevoli, perché ha deciso di seguire l'insegnamento di Tiziano Terzani: «Mai prendere l'aereo. Il senso del viaggio sta nell'attraversare le frontiere e vedere come gradualmente cambiano le diverse culture». Per questo motivo si è spostato con ogni mezzo: autostop, principalmente, ma anche navi cargo, autobus sgangherati in Asia, tram nepalesi. E per dormire si è sempre appoggiato a ostelli della gioventù, case di persone che incontrava lungo il viaggio e anche un orfanotrofio. «Porto nel cuore soprattutto il Nepal, lì ho lasciato 18 fratellini sull'Himalaya», ricorda quasi commosso.



Claudio, che dopo aver deciso di partire per il giro del mondo ha lanciato un blog, ora molto seguito anche su Facebook, chiamato Trip Therapy, parla anche di delusioni: «La Costa Rica non è il paradiso felice che tutti descrivono. La natura è stupenda, ma è una cornice per turisti dove gli autoctoni sono stati sfruttati per lungo tempo e ancora oggi credono che tutti gli stranieri siano ostili. La Transiberiana è stata un incubo: nessuno parlava inglese ed erano molto chiusi, quasi scontrosi».



Non mancano però delle piacevoli sorprese: «Ho attraversato parecchi pericoli, ma i rischi maggiori li ho avuti nelle strade in Brasile. Una ragazza mi ha portato nella sua favela e devo dire che, se si è in compagnia di qualcuno del posto, paradossalmente è il posto più sicuro della città».



L'ultima tappa, prima di far ritorno in Italia, è in Marocco. Lì si concluderà il diario di viaggio di Claudio, che è già pronto a diventare un libro: «Cosa farò dopo? Non lo so, non vorrei tornare ad avere la stessa vita di prima. Vorrei lavorare all'aria aperta, magari aiutando le persone nel campo umanitario. Se il libro dovesse andare bene sarebbe più facile, ma intanto il mio sogno l'ho realizzato. E non potrei essere più felice».

Ultimo aggiornamento: 14:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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