Al termine del premio Ernesto Illy emergono anche i rischi per il futuro del caffè. «Sono due le grandi minacce alle colture del caffè: il clima e l'elevata volatilità legata agli andamenti dei mercati, dei cambi».
Agricoltura, un quarto dei raccolti a rischio se il settore non si adatta al clima
«Abbiamo sempre rifiutato lo sfruttamento, chiunque non abbia politiche nei confronti dei lavoratori ai massimi livelli, non lavora con noi». Dunque, quello che passa è «un messaggio: la qualità dà luogo a un valore a lungo termine fatto non solo di danaro ma anche di conoscenze, e questo crea affinità elettive». In altre parole, «gli standard qualitativi che noi richiediamo sono superiori a quelli di mercato, questo ci consente di trasferire conoscenza, uno ad uno ai produttori perché aumentino la qualità ma permette la tracciabilità fino al singolo chicco. Tracciabilità anche sul danaro che paghiamo, e così si crea una comunità che si rafforza di anno in anno», spiega il presidente della Illy. D'altronde, «non c'è sostenibilità senza qualità e viceversa». Infine, i premi: «È il Brasile a creare il modello, lì è nata l'internazionalizzazione. È da lì che giunge circa il 50 per cento dei nostri acquisti di caffè e che concentra le caratteristiche qualitative più importanti per l'espresso italiano», indica Illy. Che segnala la presenza di una donna tra i vincitori: «Le donne imprimono una qualità alla produzione, abbiamo sempre più donne premiate, in questo caso è una donna molto determinata».