Ambiente, consumo di suolo anche in aree a rischio: «Abruzzo tra le peggiori d'Italia»

Lunedì 19 Luglio 2021
Ambiente, consumo di suolo anche in aree a rischio: «Abruzzo tra le peggiori d'Italia»

In Abruzzo al 2020 risultano consumati 55.668 ettari di suolo pari al 4,99% del territorio regionale; di questi 246 ettari, pari alla superficie di ben 350 campi di calcio, sono stati antropizzati recentemente tra il 2019 e il 2020. Sono dati contenuti nel ponderoso rapporto «Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2021» appena divulgato dall'Ispra che, in riferimento ai due anni passati, scrive: «In termini di incremento percentuale rispetto alla superficie artificiale dell'anno precedente, i valori  più elevati sono in Abruzzo (+0,46%), Molise (+0,37%),  Sardegna (+0,32%) e Veneto (+0,31%)». I dati sono stati diffusi dal Forum Acqua Abruzzo e dalla Stazione ornitologica abruzzese (Soa). I ricercatori Ispra evidenziano: «Molise e Abruzzo sono le regioni che presentano valori superiori al doppio del dato nazionale sul consumo di suolo pro capite  rispetto all'aumento di consumo di suolo tra 2019 e 2020 (1,91 m2/ab contro 0,87 m 2 /ab)». Se si amplia il periodo di riferimento prendendo l'arco temporale 2012-2020, l'aumento percetuale di superfici artificiali in Abruzzo è di 2,65 contro una media di 2,13: si tratta della quarta regione italiana per incremento. L'Ispra stigmatizza il fatto che il consumo di suolo continua ad aumentare nonostante la popolazione diminuisca (nella regione si registra, infatti, una diminuzione della  popolazione residente di oltre 6.700 abitanti e un incremento del suolo consumato di quasi 2,5 km2).

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Nel rapporto, riportato su Adnkronos, infatti si legge che «L'indicatore di consumo di suolo marginale evidenzia  che, in un periodo storico di decrescita della popolazione, regioni con valori alti di consumo di suolo e decrescita demografica restituiscono i valori (negativi) relativi  alla minore sostenibilità. Si tratta ad esempio di Veneto  e Abruzzo con valori negativi oltre il valore nazionale (-368 contro la media di -295 m 2 /ab), sintomo di consumi di suolo elevati a fronte  di decrescite della popolazione.» Si continua a trasformare il territorio anche nelle aree protette. Sottolinea il rapporto: «Tra il 2019 e il 2020, le aree protette italiane hanno registrato un incremento complessivo del consumo di  suolo pari a 65 ettari, dei quali 17,1 sono concentrati  nella regione Lazio e 8,5 in Abruzzo». In particolare, tra tutti i parchi italiani, il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise è secondo per aumento (4,5 ettari) dopo il Parco dei Sibillini; il secondo peggior dato anche se si tiene conto della superficie (con una densità di consumo di suolo tra il 2019 e il 2020 di 0,9 m2/ettaro). In Abruzzo oltre un terzo (esattamente il 35,1%) del suolo consumato (quindi in gran parte edifici, infrastrutture ecc) è localizzato in aree a rischio alluvione, quasi dieci punti percentuali sopra il dato nazionale.

Stiamo parlando di 19.000 ettari (cioè 27.000 campi da calcio!) in aree che possono essere raggiunte da alluvioni. Tra l'altro ben l'8,8% della superficie consumata è nella categoria di maggior rischio (quinta regione in Italia).

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«Il fatto sconvolgente - rintuzza il Forum Acqua - è che si continua a consumare suolo proprio in aree a rischio alluvionale, visto che tra il 2019 e il 2020 in Abruzzo ben 30,1 ettari (43 campi da calcio) sono stati modificati nelle zone a rischio (per giunta con un aumento percentuale dello 0,81% maggiore dello 0,73% nazionale)».  Tra il 2019 e il 2020 in Abruzzo si è continuato a consumare suolo anche nelle aree a rischio frana per ben 29,1 ettari, la seconda regione peggiore in Italia dopo il Veneto per aumento percentuale (il dato abruzzese rappresenta in assoluto il 10% del consumo di suolo nelle aree a frana in Italia nel periodo considerato). L'Abruzzo è la terza regione italiana dopo Liguria e Marche per occupazione della fascia costiera entro 300 metri dal mare, avendo artificializzato il 36,8% del territorio in quella zona! La cosa incredibile è che si continua a consumare suolo proprio in questa fascia visto che tra il 2019 e il 2020 vi è stato un ulteriore incremento dello 0,2% del consumo di suolo, secondo solo a quello del Molise (0,34%).La stessa Ispra non si trattiene dall'esprimere la propria costernazione rispetto a questo dato: «Desta preoccupazione il fatto che la densità dei cambiamenti in fascia costiera sia ancora molto superiore  rispetto al resto del territorio, a livello nazionale e in  quasi tutte le regioni, e che nelle Marche e in Abruzzo si  siano superati i 7 m 2 /ha di nuove artificializzazioni ogni  ettaro di territorio entro i 300 metri dal mare». 

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Nel rapporto si dà spazio ad un approfondimento su questo punto: «Considerando che una tale dinamica si sviluppa in totale assenza di meccanismi di controllo, oltreché  di misura a regia centralizzata, e soprattutto senza alcuna contropartita compensatoria, la crescita di un nuovo insediamento costiero delle dimensioni paragonabili  a quelle di una città come Lecce in sei anni fa emergere  una patologia incontrovertibile, allontanando irrimediabilmente il Paese dagli obiettivi di emanazione europea  sull'azzeramento del consumo di suolo entro il 2050. Tutto ciò inoltre concentrato sulla fascia costiera e  quindi con conseguenze inevitabili, tra l'altro, sulle capacità di infiltrazione idrica del suolo sia anche sul ruscellamento superficiale, con effetti diretti ed indiretti  sulle dinamiche di trasporto solido dei fiumi e quindi sulla morfodinamica costiera». «Tutti questi dati - dice il Forum Acqua - dovrebbero far riflettere attentamente circa la vulnerabilità della nostra regione rispetto al rischio idrogeologico e ai fenomeni estremi nonché alla questione dell'innalzamento del livello del mare a causa del cambiamento climatico. Vi è di più! Il suolo garantisce la possibilità di stoccare carbonio e di produrre errate alimentari e legname. Inoltre offre altri servizi ecosistemici fondamentali, giocando ad esempio un ruolo fondamentale sul ciclo delle acque attualmente in forte crisi». L'Ispra ha calcolato per l'Abruzzo una perdita di carbonio immagazzinato di circa 200.000 tonnellate a causa del suolo perso tra il 2006 e il 2020. Infine l'Ispra dedica un capitolo agli effetti del consumo di suolo e altri fattori connessi (erosione ecc.) sulla qualità degli habitat. 

Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 10:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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