Struprarono una 19enne filmando con lo smartphone, condannati a 10 e 8 anni di carcere

Mercoledì 21 Giugno 2023 di Mirko Macaro
Struprarono una 19enne filmando con lo smartphone, condannati a 10 e 8 anni di carcere

Condanne esemplari, per due degli autori dello stupro di gruppo consumatosi durante il primo lockdown da Covid ai danni di una ragazza di Terracina.
Una violenza sessuale a domicilio seguita da reiterate minacce di morte indirizzate alla vittima e ai familiari, da una seconda irruzione in cui la malcapitata è stata sottoposta con la forza a una misteriosa iniezione, e dal tentato suicidio della stessa.

La sentenza di primo grado è stata emessa ieri pomeriggio dal secondo collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Francesca Coculo: 8 anni di reclusione per il 21enne Kumar Harish, 10 per il 22enne Prabhdeep Singh, pene a cui si aggiunge una provvisionale di 10mila euro. Gli imputati sono ragazzi d'origini indiane residenti in città come la vittima, all'epoca dei fatti contestati appena 19enne. Il suo incubo iniziò nel maggio del 2020, quando, sola in casa, venne aggredita da tre soggetti che si erano introdotti nell'appartamento di famiglia con i volti travisati da mascherine chirurgiche. Venne violentata a turno, ripresa da uno smartphone e poi ricattata.

Gli aguzzini le imposero di mantenere la consegna del silenzio, altrimenti avrebbero diffuso il video a luci rosse che la vedeva come involontaria protagonista, aggiungendo al dramma della violenza quello della vergogna. E le pressioni da parte di quei coetanei divenuti carnefici aumentarono nei mesi successivi, dopo che la vittima riconobbe uno del terzetto, trovando la forza di affrontarlo. Seguirono altre minacce e ricatti, sia tramite messaggi sul telefono che di persona: a luglio ci fu una seconda irruzione in casa della ragazza, tenuta ferma per iniettarle in un braccio una sostanza ancora non precisata, probabilmente un sedativo. «Se dici quello che ti abbiamo fatto, ti ammazzo», disse uno dei violentatori prima di dileguarsi insieme ai complici.

Un'intimidazione dietro l'altra, dato che gli autori dello stupro non si limitarono a minacciare a più riprese di morte la 19enne, ma indirettamente anche la famiglia. Una sequela agghiacciante e distruttiva, tale da far scivolare la vittima in uno stato di prostrazione psicologica che la spinse a un gesto estremo. Un tentato suicidio attuato bevendo dei prodotti utilizzati per le pulizie domestiche, sventato solo grazie a un provvidenziale intervento del 118. Episodio in grado di segnare un punto di svolta. La giovane trovò il coraggio di presentarsi presso lo sportello de La Giusta Difesa, associazione che assiste le vittime di violenza, e dunque in Commissariato. Seguirono le indagini e l'arresto dei due giovani condannati ieri, uno avvenuto a Fondi, l'altro in Veneto, mentre il terzo aguzzino non è mai stato identificato e resta ancora a piede libero, chissà dove.

«La sentenza ha restituito dignità a questa giovane, che ha subito gravissime violenze, minacce e vessazioni vivendo nel terrore, ma ha avuto la forza di denunciare», commenta Monica Nassisi, avvocato della vittima, costituitasi parte civile. «Fondamentale è stato l'operato del Commissariato di Terracina, che ha svolto le indagini in maniera ineccepibile». Si è costituita parte civile anche La Giusta Difesa, rappresentata dal legale Sara Polito: «Centrale il contributo dato dall'associazione, in particolare per l'attività svolta presso lo sportello cittadino, per il quale ha testimoniato la dottoressa Annalisa Alla, che in qualità di coordinatrice ha indicato il percorso seguito dalla ragazza per elaborare il dramma e tutta l'attività svolta a supporto dopo la presentazione della denuncia, perché è in quel momento che le vittime si sentono più sole. È stata accompagnata, non è stata mai lasciata sola e ha avuto la forza di proseguire questo doloroso cammino».

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