Medico azzannato a Fondi, i familiari: "Giovanni ucciso dalla malasanità non dal cane"

Venerdì 10 Luglio 2020 di Barbara Savodini
Il pastore tedesco Vasco, la villetta in cui è avvenuta l'aggressione e la vittima, il medico psichiatra Giovanni Marcone
È stato davvero il morso di una cane a causare il decesso del medico psichiatra di Fondi Giovanni Marcone? Non ne sono assolutamente convinti i suoi familiari che, subito dopo la morte dell'uomo, avvenuta all'ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina alle 6:15 del 10 settembre del 2018, hanno deciso di procedere per vie legali sfidando i poteri forti, pressioni di ogni sorta e la drammatica lentezza del sistema giudiziario.

I fatti in via Valle Vigna, nella periferia di Fondi, dove la vittima aveva comprato una villetta che si apprestava a ristrutturare. Entrato in giardino assieme alla moglie e ad un'altra coppia, tra le feste e l'affetto di Vasco (il pastore tedesco del precedente proprietario), l'uomo venne aggredito dallo stesso animale che fino a poco prima si stava facendo coccolare. Alla base dell'assalto, che fece rovinare a terra l'uomo procurandogli un'altra e più profonda ferita, un gesto inconsulto con il bastone.
Ma è quanto accaduto da quel momento in poi che, in questi mesi, è oggetto di una causa ancora agli inizi perché bloccata dall'emergenza covid.

I primi soccorsi
La lunga attesa di un'ambulanza che ha impiegato 16 minuti per percorrere 3 chilometri, l'inesperienza degli infermieri a bordo, la mancanza del medico arrivato, come da prassi, su un'automobile solo molto più tardi, gli errori di compilazione della documentazione da parte dell'autista (la vittima, un medico psichiatra, fu legata perché scambiata per un paziente psichiatrico), il passaggio di due carabinieri rimasti impassibili, il trasferimento in elicottero a Latina prima della suturazione delle ferite, il ricovero in un reparto non idoneo al trattamento di un paziente molto grave, un'autopsia lacunosa e un kit antiemorragico non utilizzato sono solo alcuni dei particolari denunciati.

«Fuori pericolo» ma poco dopo muore
«All'una di notte – racconta la moglie – mi avevano persino detto che Giovanni era fuori pericolo tant'è che sono scesa al triage a recuperare i suoi effetti personali, tra i quali un portafoglio contenente le ultime volontà di mio marito, chiavi e abiti, tutto peraltro scomparso nel nulla e mai più ritrovato. Mi hanno detto che potevo tornare a casa ma non me la sono sentita, sono rimasta accanto a lui fino alle 6 quando, mentre parlavamo, è deceduto. Nessun macchinario ha suonato, nessuno si è neppure affacciato in reparto nonostante la gravità della situazione».

Il legale: «Una sutura tempestiva della ferita gli avrebbe salvato la vita»
Giovanni Marcone, avrebbe poi raccontato la moglie, era in cura presso lo stesso ospedale per la riapertura di un bypass; per lo stesso motivo, durante, una coronografia, aveva subito la lacerazione di un'arteria femorale che lo aveva portato ad usare un bastone per deambulare meglio e ad assumere della cardioaspirina.

Il dolore e l'annuncio dei familiari
«Un soggetto che assume farmaci anticoagulanti – proseguono i familiari assistiti dall'avvocato Ermanno Martusciello – è stato trasfuso e suturato 4 ore dopo l'incidente. Tanto tempo perso per effettuare tac e radiografie come se il paziente fosse caduto da un albero e nessuno che ha pensato subito a bloccare l'emorragia. Tutti questi particolari per dire che Giovanni non è vittima di un morso di cane ma della malasanità e di una serie infinita di negligenze che si sono susseguite, l'una dopo l'altra, durante l'intera catena del soccorso. L'attenzione, mediatica e investigativa, é stata focalizzata sul pastore tedesco ma tutti hanno trascurato la mancanza di tempestività nel suturare la ferita dovuta alla caduta di un paziente che assumeva anticoagulanti. Abbiamo anche subito pressioni per il ritiro dell'esposto. Noi vogliamo giustizia, vogliamo che il processo riparta al più presto e non ci fermeremo davanti a niente».
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