«Alla luce di tutto ciò è possibile concludere che ci si trova davanti a un gruppo ben strutturato , composto principalmente dalla Castriota e da Ferraro che si è mosso al fine di conferire incarichi al secondo o comunque ad amici compiacenti disposti a nominarlo al fine di percepire compensi - se effettivamente legittimi e dovuti per la totalità è da verificare - in procedure capienti nella quali "c'è una marea di sordi" da spartirsi". Così il gip del Tribunale di Perugia, la dottoressa Natalia Giubilei chiude l'ordinanza con cui ha disposto la custodia in carcere per la giudice di Latina Giorgia Castriota e per il consulente Silvano Ferraro.
L'ordinanza
Una montagna di soldi che, secondo i magistrati di Perugia, finivano ai consulenti nell'ambito delle procedure fallimentari e venivano poi riversati alla Castriota «che quelle nomine ha favorito ed avallato, in completa violazione di legge ed in esecuzione di un disegno criminoso ben delineato, che suggerisce l'esistenza di uno schema collaudato che va avanti da anni e che, verosimilmente, si è realizzato, come dovrà essere verificato, anche in altre occasioni». Le indagini che hanno portato all'arresto di Giorgia Castriota e di Silvano Ferraro e Stefania Vitto nascono dalla denuncia presentata dal rappresentante legale pro tempore di diverse società, tutte riconducibili allo stesso gruppo operante nel settore della logistica, sequestrate nell'ambito di un procedimento incardinato per reati tributari alla Procura della Repubblica di Latina.
L'imnprenditore si trova attualmente ai domiciliari con divieto di comunicazione per una ordinanza firmata proprio dalla Castriota. Dalle intercettazioni emergono più colte frasi in cui la giudice di «lo voglio vedere in galera». «La personalità che è emersa relativamente a Castriota - scrive il gip - è quella di una donna che ha bisogno di soldi, ma non perché il suo stipendio sia oggettivamente basso, percependo oltre 3.000 euro mensili, ma perché si ostina a voler vivere al di sopra delle proprie possibilità economiche, abitando in affitto a Roma, verosimilmente a motivo della relazione col Ferraro, ma lavorando a Latina, con tutto ciò che ne consegue in termini di spese ordinarie; né la stessa sembra voler rinunciare all'acquisto di oggetti di lusso, come gioielli o orologi».