Christian Sodano, dalla corsa in auto alle bugie ai carabinieri. «Il killer di Cisterna voleva fuggire»

Questo particolare ha indotto il gip a ritenere concreto il pericolo di fuga e a considerare la custodia cautelare in carcere l'unica misura adeguata alla posizione dell'indagato

Sabato 17 Febbraio 2024 di Vittorio Buongiorno e Elena Ganelli
Cristian Sodano, dalla corsa in auto alle bugie ai carabinieri. «Il killer di Cisterna voleva fuggire»

Correva come un pazzo. Aveva appena ucciso la mamma e la sorella della sua fidanzata. Era in fuga, al volante dell'Audi A3. La pistola accanto, sul sedile, sotto al giubbotto. A metà strada tra Cisterna e Latina. Non lontano da Borgo Podgora accade l'imprevisto. Lampeggianti blu, una paletta dopo un breve inseguimento. Chiunque avrebbe pensato: è finita, hanno già scoperto tutto, mi hanno preso. Chiunque avrebbe alzato le mani e detto: mi arrendo. Lui no. Christian Sodano, il 27enne maresciallo della Guardia di Finanza è rimasto impassibile.

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L'ennesimo particolare agghiacciante di questa storia è emerso ieri dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario dopo l'interrogatorio di convalida del fermo nei confronti del militare accusato del duplice omicidio di Nicoletta Zomparelli, 49 anni, e di sua figlia Renée Amato, 19. «L'indagato si è allontanato dalla scena del crimine ad alta velocità - scrive il magistrato nel provvedimento - tanto da essere fermato da una pattuglia dei carabinieri che lo hanno invitato a moderare l'andatura. Se avesse voluto prosegue si sarebbe potuto consegnare alle forze dell'ordine in quella circostanza invece di fuggire a casa». Questo particolare ha indotto il gip a ritenere concreto il pericolo di fuga e a considerare la custodia cautelare in carcere l'unica misura adeguata alla posizione dell'indagato.

Fino a ieri era in isolamento a via Aspromonte a Latina, ma è stato chiesto per lui il trasferimento in un carcere adeguato a garantirne la sicurezza. La sua reazione la dice lunga anche sull'autocontrollo impressionante del militare. Aveva appena ucciso. Aveva la pistola accanto. Ma come nulla fosse, come un qualsiasi cittadino medio che cerca di evitare una multa, ha tirato fuori il tesserino e ha detto: sono un collega. I militari non potevano sapere cosa fosse appena accaduto e lo hanno lasciato andare. «Vada più piano», si sono limitati a dirgli. Cosa sperava? Di fuggire? E dove poi? Credeva forse che lo zio mettesse da parte una vita passata nell'Arma dei carabinieri e lo aiutasse? Si sbagliava. Cosa è accaduto dopo si sa già, è noto anche il suo atteggiamento impassibile all'arrivo della polizia che lo ha trovato affacciato alla finestra dell'appartamento nel quartiere Q4 di Latina. Gli agenti della Squadra mobile guidati dal vicequestore Mattia Falso hanno temuto che tirasse fuori la pistola e, fuori di sé, cominciasse a sparare. Niente affatto. Impassibile. Come lo è stato quella notte davanti al pm Valerio De Luca, e ieri, in carcere, davanti al gip Giuseppe Cario con accanto i suoi difensori, gli avvocati Lucio Teson e Leonardo Palombi. Ha detto solo: «Mi riporto a quanto già dichiarato al pubblico ministero». Stop. I due legali, all'uscita hanno detto: «È addoloratissimo e distrutto dopo una tragedia del genere». Ma sempre nel pieno controllo di sé.

LE ACCUSE

È accusato di duplice omicidio volontario, ma non gli è stata contestata alcuna aggravante a cominciare dalla premeditazione. Questo si vedrà. La Procura vuole aspettare l'esito dell'autopsia. Ieri il medico legale dell'Università Tor Vergata ha chiesto di poter inviare la relazione finale solo dopo il week end a dimostrazione della complessità del duplice esame. A quanto pare i risultati emersi non sembrano dissimili da quanto raccontato dal giovane finanziere e anche dalla sua fidanzata Desyrée, scampata rocambolescamente alla morte. Due colpi alla madre, due colpi alla sorella, altri due colpi di grazia. Se ne ha sparati altri sui corpi non sono stati trovati, ma lo si saprà con certezza solo lunedì.

Ieri pomeriggio intanto a Cisterna cinquemila persone hanno partecipato alla fiaccolata in memoria delle due vittime. Il corteo, guidato dal sindaco e dal cognato di Nicoletta Zomparelli, ha marciato in silenzio fermandosi davanti alla villetta della tragedia. Nello stesso momento, a Latina, lo zio di Christian, commentava con le lacrime agli occhi: «Ha distrutto due famiglie, non facciamo altro che pensare a Desyrée e ai suoi cari».

Ultimo aggiornamento: 11:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA