Latina, il carabiniere killer depresso ma armato: indagine sulla pistola con cui ha ucciso il rivale in amore e ferito la ex

La Procura di Cassino vuole capire perché non gli sia stata tolta malgrado i problemi di salute

Venerdì 10 Marzo 2023 di Vittorio Buongiorno e Giuseppe Mallozzi
Latina, il carabiniere killer depresso ma armato: indagine sulla pistola che ha ucciso il rivale in amore e ferito la ex

Era depresso ma armato. Da tre anni era in cura, ma diceva di essere guarito. Da venti giorni però Giuseppe Molinaro, il carabiniere che martedì a Suio Terme ha ucciso il suo rivale in amore e ferito la donna contesa, era di nuovo in malattia ma nessuno ha ritenuto di dovergli chiedere di consegnare l’arma d’ordinanza e di requisirgli le altre armi che gli sono state trovate a casa. Ora però, la Procura di Cassino, che sta indagando sull’omicidio di Giovanni Fidaleo e sul tentato omicidio di Miriam Mignano ha deciso di vederci chiaro e di indagare su questo drammatico risvolto della sparatoria di Suio.

Già da lunedì partirà l’indagine per chiarirlo. Bisogna capire se il carabiniere era in malattia per la sua depressione o per un’altra patologia. E, nel primo caso, perché nessuno nella sua nuova sede di servizio in Campania abbia ritenuto di fargli consegnare l’arma d’ordinanza. La stessa arma con cui martedì è andato a Suio e con cui ha sparato otto colpi.

Il militare infatti era in cura da tre anni da una psicologa, proseguendo un percorso avviato nel 2020 presso il servizio di psichiatria e psicologia militare dell’Arma dei Carabinieri di Roma per i problemi di salute manifestatisi dopo la prematura scomparsa della madre, che gli avevano causato uno stato depressivo. Molinaro era stato seguito dalla psicologa Onesta D’Angelo di Teano, la stessa a cui si è presentato martedì pomeriggio sconvolto dopo essere fuggito da Suio.

All’epoca la depressione gli costò la sospensione dal servizio per quattro mesi e la restituzione della sua pistola d’ordinanza, ma l’arma gli fu restituita dopo il via libera del servizio di psichiatria e psicologia militare dell’Arma dei Carabinieri.

L'interrogatorio di garanzia

Ieri intanto si è tenuto l’interrogatorio di garanzia. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Maria Pasqualina Gaudiano, al termine non ha convalidato il fermo ma ha disposto la custodia cautelare nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere con le accuse di omicidio e di tentato omicidio. La novità è che il gip non gli ha contestato la premeditazione.
Difeso dagli avvocati Giampiero Guarriello e Paolo Maria Di Napoli, il carabiniere ha confermato quanto già riferito ai suoi colleghi dei comandi provinciali di Latina e Caserta: ovvero che non era sua intenzione di uccidere Fidaleo né tantomeno Miriam Mignano. Secondo la sua versione dei fatti, il militare si era recato presso l’albergo di Suio Terme per parlare pacificamente con Fidaleo e aveva chiesto la presenza della Mignano per avere un chiarimento. A suo dire la donna aveva una relazione sia con lui sia con il direttore dell’albergo di Suio e lui sostiene che voleva trovare una soluzione pacifica al triangolo amoroso. Tuttavia, vedendolo il direttore della struttura avrebbe imbracciato una spranga, temendo il peggio, e solo a quel punto l’appuntato avrebbe estratto la pistola e sparato. Ma questa è la versione del militare. Sarà decisivo l’interrogatorio a cui verrà sottoposta Miriam Mignano. Ieri la donna, che è ricoverata al Policlinico Gemelli, ha lasciato il reparto di Rianimazione. Dopo un nuovo intervento chirurgico le sue condizioni sono migliorate e ritenute stabili. Per il momento però il giudice non ha ancora dato l’ok per l’interrogatorio. Questa mattina, si svolgerà l’esame autoptico sulla salma di Giovanni Fidaleo presso l’obitorio dell’Ospedale “Santa Scolastica” di Cassino disposto dal sostituto procuratore Chiara D’Orefice.

 

Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 10:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA