Una 34enne in vacanza a Sperlonga stava passeggiando in pieno centro con la compagna, quando è stata aggredita prima verbalmente e poi fisicamente da un uomo, finendo in ospedale. Il motivo alla base dello scatto d’ira? Le “tenerezze” risultate indigeste al protagonista in negativo della vicenda. La coppia si è ritrovata col dito puntato contro perché “colpevole” non solo di camminare mano nella mano, ma anche di essersi baciata in pubblico.
Normali e innocenti gesti d’affetto che hanno però scatenato una reazione improvvisa quanto sconsiderata, da ricondurre a quella che a tutti gli effetti sembra essere omofobia.
A suo dire, sarebbe stata schiaffeggiata e spintonata fino a rovinare in terra. E poco prima sarebbe stata addirittura colpita a una gamba dal passeggino condotto dallo sconosciuto aggressore, che si trovava in compagnia di altre persone. Un crescendo di violenza a cui avrebbe assistito almeno un bambino. E tutto, secondo quanto tratteggiato dalla donna, per qualche innocua manifestazione di affetto.
L’episodio sarebbe nato – e subito degenerato - lunedì scorso, nella serata di Ferragosto, mentre la coppia passeggiava a non molta distanza in linea d’aria dal Municipio del borgo rivierasco. La 34enne era insieme alla compagna, una ragazza italocubana residente nella Capitale. Intendevano trascorrere un breve periodo di relax in una delle località turistiche laziali più in voga, stando alla denuncia si sono invece ritrovate a fare i conti con intolleranza e brutalità, fino a concludere la giornata in ospedale. Una delicata vicenda su cui indagano i carabinieri della Compagnia di Terracina e i colleghi della Stazione sperlongana, che per ricostruire nel dettaglio i contorni dell’accaduto e trovare conferme ai contenuti dell’esposto stanno passando al vaglio diverse testimonianze.
LE REAZIONI
Nel frattempo l’eco della denuncia ha portato all’intervento due associazioni interne alla comunità Lgbt, l’Agedo Basso Lazio e l’Arci Pata Pata. Hanno definito l’episodio inaccettabile, espresso solidarietà alla vittima e sottolineato di confidare nei carabinieri, per poi passare a una riflessione di carattere generale: «Riconosciamo con rammarico che le aggressioni con movente omofobico, lesbofobico, bifobico, transfobico nel nostro Paese non sono previste nella loro specificità dal nostro ordinamento per una precisa scelta politica, confermata anche durante l’ultima legislatura con l’affossamento del ddl Zan. Per arginare questo tipo di aggressioni è fondamentale l’impegno congiunto delle istituzioni e della società civile per educare al rispetto tutte e tutti».
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