Blue Moon e accessi al mare, la mia sconvolgente esperienza con la Security

Giovedì 25 Agosto 2022
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Caro Gazzettino,
sono una donna di 29 anni, nata e cresciuta a Venezia dove sono residente. Da qualche tempo vivo in un’altra città. In questi giorni di fine agosto sono tornata "a casa" per passare qualche giorno insieme ai miei vecchi amici e alla mia famiglia. Mercoledì 24 agosto avevo appuntamento con un’amica al Lido, prima di vederla decido di passare un po' di tempo da sola e vado alla spiaggia più vicina, il Blue Moon.

Lascio le mie cose (un telo e una borsa) sulla battigia, a meno di 2 metri dal mare e vado a nuotare. Quando risalgo un uomo della security della spiaggia, con una divisa CDS, mi intima in modo aggressivo di andarmene. Sapendo che l’accesso al mare e la balneazione sono liberi, gli rispondo che è un mio diritto stare là e che se vuole che me ne vada di chiamare i vigili urbani.

L'uomo mi risponde che  mi avrebbe rovinato la giornata e, dopo aver chiamato i colleghi con la ricetrasmittente, inizia a scalciare la sabbia addosso a me e alle mie cose ricoprendole completamente, e ripetendomi che sarebbe stato lì tutto il giorno a infastidirmi, se non avessi fatto quanto mi ordinava. La mia prima reazione è stata di incredulità, gli ho chiesto se stesse scherzando e che non poteva comportarsi così, sperando (invano) che sarebbe rinsavito dal momento di nervosismo invece di perseverare in quell’atteggiamento intimidatorio e infantile. Alcuni bagnanti, allarmati dai gesti aggressivi e umilianti dell’uomo in divisa nei miei confronti, si sono intromessi cercando di farlo ragionare e chiedendogli di smettere.

L’uomo - in divisa e occhiali da sole - continuava a urlare in modo minaccioso che stava facendo il suo lavoro, e gesticolando con foga gli intimava di tornare ai propri ombrelloni. Un altro sig. mi ha detto che anche loro i primi giorni avevano avuto questo tipo di problema. A quel punto mi aveva effettivamente rovinato la giornata, e desideravo andarmene ma il sig. della security continuava a calciare la sabbia addosso a me e alle mie cose. Gli ho detto “lasciami stare brutto cocainomane!”. Questo ha aumentato ancor di più la sua rabbia e alzando ulteriormente la voce, ha avvicinato di molto la sua faccia alla mia, tanto che potevo sentirne l’alito, e mi ha minacciato che mi avrebbe fatto arrestare.

Era piuttosto evidente che quell'atteggiamento indicava una volontà di colpirmi, o perlomeno sottendeva una minaccia di violenza fisica. Un suo giovane collega (biondo e con la divisa azzurra) lo ha allontanato da me con la forza, ma non ne ha condannato l’atteggiamento violento e delirante. Ho chiesto al sig. che mi aveva aggredita come si chiamasse, ma si è rifiutato di ripondermi, gli ho quindi scattato due foto con il telefonino e lui mi ha dato della puttana, in veneziano, ma con un accento albanese (nello specifico mi ha detto, cito: “brutta bueo, tu e quella bueo che ti ha partorito, sbarbada de merda). Mi sono quindi diretta verso l’entrata della spiaggia, percorrendo la lunga passerella che conduce dal bagnasciuga alla strada, pensando che quella pantomima terminasse. L’’uomo in divisa e occhiali da sole mi ha invece seguita a poca distanza, urlandomi dietro e rendendo quell’uscita di scena un’umiliante cammino della vergogna, davanti agli occhi di tutti i bagnanti. Ho trovato ad attendermi all’uscita un ragazzo giovane e tranquillo, con la divisa CDS, che si è identificato come il diretto superiore dell’uomo che mi aveva molestata, che a quel punto si era allontanato urlandogli “sbattila fuori”.

Mi duole ammettere che stavo piangendo. Mi vergogno di non essere stata in grado difendermi, ma credo sia necessario per far capire che in quel momento ero scioccata e spaventata, ed è quindi inverosimile che agli occhi di quelle persone rappresentassi una minaccia. Il ragazzo con la divisa CDS rendendosi conto del mio stato mi ha chiesto se avessi bisogno di bere qualcosa al bar per calmarmi, e mi ha chiesto di spiegare quanto era successo. Gli ho risposto che non avevo bisogno di bere niente e gli ho raccontato quanto avvenuto secondo il mio punto di vista.

Non è riuscito a mascherare il fatto che gli venisse da ridere, ma ci ha almeno provato. Preso forse da un senso di cameratismo, mi ha detto che il collega aveva esagerato ma stava facendo il suo lavoro, probabilmente il caldo gli aveva dato un po' alla testa e non intendeva dire ciò che mi aveva detto. Gli ho chiesto di nuovo il nome del collega, ma  non poteva. Mi ha anche domandato cosa volevo che facesse, gli ho risposto che delle scuse, invece di giustificare l’atteggiamento assurdo, sarebbero state gradite, e che probabilmente quella persona non poteva esercitare quel lavoro visto che abusava della propria autorità. Si è quindi scusato a nome del servizio e del collega e mi ha detto con poca convinzione che non l’avrei più visto in spiaggia “se questo era ciò che volevo sentirmi dire”.

A quel punto demoralizzata me ne sono andata. Dopo essermi calmata ho chiamato il 112 per chiedere qual’era la cosa migliore da fare. Mi hanno consigliato di recarmi alla caserma di San Niccolò, dove sono andata a fare una segnalazione.

Credo che la vicenda sollevi diversi ordini di problemi, tra loro interconnessi.

Innanzitutto il problema della violenza della persona che mi ha aggredita. Non si può ignorare il fatto che l'uomo in divisa è legittimato nei suoi metodi dall’istituzione Blue Moon. La sensazione di superiorità gli ha permesso di sentirsi in diritto di  umiliare e aggredirmi verbalmente. E’ difficile credere che quello che è accaduto sia un episodio isolato nella biografia di questo individuo.

C'è poi la questione se io non avessi dovuto essere lì. Su questo punto sono piuttosto confusa. Perchè la security delle spiagge private pensa di poterci cacciare dal bagnasciuga? Leggo che esiste “il diritto di libero e gratuito di accesso e di fruizione della battigia, anche ai fini di balneazione“ (articolo 11 della legge n. 217 del 2011) e anche: “l’obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione“ (legge n. 296 del 2006)

Mi è stato detto che c’è un'ordinanza comunale

L’ORDINANZA SULLE ATTIVITÀ BALNEARI

Il 16 maggio 2022 il Comune ha vietato “nella fascia di arenile che va dalla battigia ad una profondità di 5 metri, posizionare installazioni di qualsiasi tipo, disporre ombrelloni o sedie a sdraio o teli mare o qualsiasi altra attrezzatura anche se precaria al fine di permettere il libero transito delle persone. Nella predetta zona è comunque vietata qualsiasi attività o comportamento che limiti o impedisca il transito delle persone, nonché dei mezzi di soccorso. E’ ammesso il transito degli operatori commerciali autorizzati, purché non effettuino la sosta per le operazioni di vendita”.

E più avanti che: i titolari di strutture balneari hanno l’OBBLIGO di garantire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l'area ricompresa nella concessione. Nel caso della spiaggia Blue Moon non ho potuto osservare le  segnaletiche, anche se l’area dove finiscono gli ombrelloni permanenti è facilmente individuabile dalla presenza di un recinto di corde, mentre ho potuto osservare che oltre tale limite a chi ha pagato l'ombrellone è consentito sostare, anche con ombrelloni propri, mentre a chi non ha pagato il lido non è permesso, e viene a quanto pare, scacciato brutalmente come è successo a me.

Mi auguro vivamente che qualcuno più esperto di me in termini giuridici sia in grado di far chiarezza su tale punto, tenendo presente che sembra essere un modus operandi contro la legge, invito chi ha avuto esperienze simili a segnalarle.

L. J.
Venezia

Ultimo aggiornamento: 16:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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