«Zanardi rischia la vista», per i medici l'importante è che resti stabile

Domenica 21 Giugno 2020 di Alessia Marani
«Zanardi rischia la vista», per i medici l'importante è che resti stabile

dal nostro inviato
SIENA La differenza tra la vita e la morte per Alex Zanardi, l'ex pilota di Formula 1 53enne, campione paralimpico, che venerdì pomeriggio si è scontrato con un camion a bordo della sua handbike sulla provinciale 146 nel Senese, passa tutta per quei parametri che i medici dell'ospedale alle Scotte di Siena dicono «stabili». Alex, a cui vennero amputate le gambe nel 2001, non ha riportato lesioni toraciche o addominali, ma il quadro neurologico è molto grave. Nella migliore delle ipotesi ci possono essere lesioni alla vista, ma per sapere se e come uscirà anche da questa dura prova, bisognerà attendere il suo risveglio. Alex è in coma indotto ricoverato nella terapia intensiva. «Nella sua situazione - ha spiegato il professore Sabino Scolletta, direttore della Rianimazione - una instabilità improvvisa potrebbe significare un non ritorno. Ma i parametri emodinamici e cardiovascolari, intendo la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca, al momento sono soddisfacenti. Il quadro, invece, è così compromesso a livello facciale che dobbiamo attendere di dover attendere il momento in cui potremo sospendere la sedazione, non prima della prossima settimana».

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GLI INTERROGATORI
La Procura di Siena ha aperto un'inchiesta sul drammatico scontro avvenuto durante la staffetta paralimpica a tappe da Luino, in Lombardia, a Santa Maria di Leuca, in Puglia. La pm Serena Menicucci ha indagato l'autista del camion con rimorchio a cui la handbike di Zanardi si è agganciata dopo avere sbandato ed essersi imbarcata in curva. Secondo i testimoni (e un video) Zanardi stava usando il telefonino. Marco C., 44 anni, autotrasportatore di prodotti agricoli di un paesino a nord di Siena, è stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di lesioni gravissime colpose, «un atto dovuto». L'uomo ha detto di esseri ritrovato davanti il velocipede di Zanardi e di non avere potuto fare nulla per evitarlo. «Quando l'ho visto uscire dalla curva all'improvviso, ho provato a spostarmi, a sterzare il camion, ma non ci sono riuscito», ha raccontato disperato ai primi soccorritori. Il fascicolo della Procura si è già arricchito di nuove informative dei carabinieri di Montalcino e del Comando provinciale di Siena. Ieri mattina sono stati ascoltati come persone informate sui fatti due componenti dello staff organizzativo della super-staffetta, una sorta di giro amatoriale a tappe in cui l'unico sempre presente era proprio Alex Zanardi. E non è escluso che nelle prossime ore venga ascoltata in Procura anche Daniela Manni, la moglie dell'atleta, che con Alex è titolare della società Obiettivo3 che ha promosso l'iniziativa.
 

 

Gli inquirenti vogliono capire se siano state commesse delle leggerezze dal punto di vista organizzativo e, quindi, della sicurezza. Come mai la strada non fosse stata preventivamente chiusa in entrambi i sensi di marcia, come solitamente avviene in occasione di eventi sportivi, soprattutto se coinvolgono veicoli quali le handbike poco visibili e meno stabili delle biciclette tradizionali. Da quanto ricostruito finora, non risultano alla Questura di Siena richieste di autorizzazione e, a quanto pare, nemmeno a quella di Firenze, da dove era partita la prima tranche della tappa toscana, richieste propedeutiche per potere mettere in piedi il servizio di sicurezza. E tutto ciò nonostante la manifestazione fosse stata ampiamente pubblicizzata e in grado di calamitare partecipanti e simpatizzanti attratti soprattutto dalla possibilità di pedalare al fianco di un campione come Alex. C'è poi una stranezza: ad accompagnare il gruppetto di Zanardi da Pienza a San Quirico d'Orcia c'era una pattuglia della polizia locale che ha fatto da apristrada.
 


Eppure il sindaco di Pienza, Manolo Garosi, all'Adnkronos ha detto di non «avere avuto comunicazioni di gare di alcun tipo o di manifestazioni», ma di essere informato «solo di un saluto istituzionale ai giardini Dante Alighieri», ma i suoi caschi bianchi erano lì. Secondo gli organizzatori, in realtà, non sarebbe stata necessaria alcuna autorizzazione, dal momento che - hanno messo agli atti - si trattava semplicemente di «una pedalata di gruppo, come le tante che si fanno tra amici e appassionati sportivi in bicicletta per le strade di tutta Italia». Le gare ciclistiche, fra l'altro, sono ancora sospese. Ma per gli inquirenti l'aspetto autorizzativo non sarebbe una questione di second'ordine che avrebbe permesso di presidiare gli attraversamenti e blindare il passaggio degli atleti. Fatto sta che a organizzare la staffetta è proprio la Obiettivo3, la società fondata con amore e passione da Zanardi e dal suo entourage. Che ora stanno guardando la morte in faccia.
 

Ultimo aggiornamento: 12:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA