Alla fine sono stati trasferiti dalle celle anti-Covid a quelle di isolamento “precauzionale” di Rebibbia. I fratelli Gabriele e Marco Bianchi adesso si trovano nel braccio “G9” al primo piano del carcere romano, quello che gli altri reclusi chiamano «degli infami» perché è qui che vengono destinati coloro che si sono macchiati di reati sessuali o le ex “guardie”, agenti o militari, che hanno oltrepassato la barricata del crimine o abusato dei loro poteri. Ben distanti dagli altri reclusi a cui sono invisi. Troppo pericoloso per loro condividere gli spazi comuni, ma rischioso anche per gli altri.
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Martedì 22 Settembre 2020 di Alessia MaraniTanto che la figlia di un detenuto marocchino ha scritto all’associazione “Detenuti liberi” protestando per il trattamento ricevuto dal padre mentre i Bianchi raggiungevano i parlatori attraverso il corridoio: «Lo hanno aggredito». Scintille, insulti, mani che volano, lo scambio, comunque, viene arginato sul nascere.