Delitto Vannini, sentenza di appello a carico dei Ciontoli: «Bugie, ritardi e crudeltà così è stato ucciso Marco»

Domenica 29 Novembre 2020 di Emanuele Rossi
Delitto Vannini, sentenza di appello a carico dei Ciontoli: «Bugie, ritardi e crudeltà così è stato ucciso Marco»

«Hanno mentito, usando crudeltà e depistando gli investigatori». Sono alcuni dei passaggi più significativi riportati nelle motivazioni della sentenza dell'appello bis relativo al processo Vannini. Parole durissime nelle 80 pagine firmate dal presidente della Corte, Gianfranco Garofalo, che due mesi fa, per la morte del giovane cerveterano avvenuta il 18 maggio 2015, a Ladispoli, ha condannato l'intera famiglia Ciontoli: il capofamiglia Antonio, maresciallo della Marina con un ruolo nei servizi ed esecutore materiale del delitto, a 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale, la moglie, Maria Pezzillo, e i figli, Martina e Federico, a 9 anni e 4 mesi per lo stesso reato.
Per i giudici il decesso di Marco «ha privato prima di tutto i suoi parenti», ma anche la stessa Giustizia, della possibilità di conoscere una versione alternativa a quella fornita dai Ciontoli. E quindi «non si è certi di cosa sia realmente avvenuto tra quelle quattro mura», nella villetta di via De Gasperi. Le accuse sono rivolte agli imputati. A cominciare dal luogo del crimine. «Secondo il loro racconto è riportato nelle motivazioni Marco Vannini sarebbe stato attinto dal colpo di pistola nel bagno, ma sono state rinvenute solo minime tracce di sangue e neanche gli indumenti che aveva indossato prima di farsi una doccia».


LA MORTE
La morte di Vannini - altro passaggio chiave - è attribuibile «ai ritardi nella corretta segnalazione dell'accaduto ai soccorritori». Secondo i periti medici il 20enne sarebbe stato ferito alle 23,15. Da quel momento si sarebbero susseguite bugie e omissioni. Con la prima chiamata al 118 delle 23.41 subito annullata. E dove nella seconda, alle 00.06, i Ciontoli hanno continuano a non riferire del colpo di arma da fuoco. Neanche al personale dell'ambulanza arrivato in via De Gasperi 24 minuti dopo. «Per un'ora e 50 minuti circa è scritto nella sentenza - i Ciontoli ebbero a tacere a tutti la vera natura della ferita di Vannini, non consentendo un corretto e tempestivo intervento medico che avrebbe permesso di salvarlo».

La Corte di secondo grado valuta gli atteggiamenti dei Ciontoli: «Rasentano una vera e propria crudeltà nei confronti di un ragazzo ferito che urla di dolore e viene rimproverato per questo motivo, un ragazzo che è il fidanzato di Martina e che il padre afferma di tenerlo in considerazione come un figlio».

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LE VERSIONI
Per i giudici gli imputati si accordano su cosa dichiarare. «Nell'intercettazione ambientale, Antonio, Federico e Martina Ciontoli cercano di addivenire ad una versione concordata circa le pistole, su dove si trovassero, su chi le avesse prese e tolte dal bagno». E si chiedono come sia possibile che il rumore prodotto dalla Beretta calibro 9, in grado di produrre un suono da 150 decibel, soprattutto in un ambiente ristretto, sia stato avvertito da tutti come «un tonfo». E poi ancora: «Come può qualcuno di media intelligenza, con il ferimento di Marco e vedendo le pistole in bagno, credere alla versione del colpo d'aria propinata da Antonio Ciontoli?». Sempre per la Corte, Martina è da collocare nel bagno. Infine il colpo di scena su Viola Giorgini, fidanzata di Federico Ciontoli e presente anche lei la sera della tragedia ma sempre assolta. È stata ascoltata come testimone e non ha convinto i giudici. «Non ha portato ad alcun elemento nuovo che possa modificare il quadro probatorio già raggiunto». Anzi, la sentenza parla di una «assoluta assenza di credibilità».

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I LEGALI
Soddisfatto l'avvocato dei Vannini. «Tutte cose sempre dette e pensate e che ora dice Celestino Gnazi - emergono con chiarezza in una sentenza. Attendiamo il definitivo verdetto della Cassazione. Certo, non sarà facile dimenticare chi ha affermato che quel colpo d'arma da fuoco e quella ferita non erano stati avvertiti neppure dal povero Marco. In ogni caso non verrà lasciato nulla di intentato affinché ognuno si assuma le sue responsabilità. Compresa Viola Giorgini, che denunceremo per falsa testimonianza». La difesa presenterà ricorso. «Ovvio, prima leggeremo attentamente le motivazioni», risponde Andrea Miroli, legale dei Ciontoli.

 

Ultimo aggiornamento: 22:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA