Napoli, caccia ai furbetti del vaccino: 30 nomi nel mirino della Procura, il trucco delle gocce in più

Martedì 9 Febbraio 2021 di Leandro Del Gaudio
Napoli, caccia ai furbetti del vaccino: 30 nomi nel mirino della Procura, il trucco delle gocce in più

Potere di relazione, radicamento nel tessuto cittadino, spessore sociale. Sono anche questo i vaccini: sono soprattutto capacità di rapport, in un contesto metropolitano dove contano rapporti e posizioni consolidate. È lo spaccato che sta venendo fuori dalle verifiche condotte dalla Procura di Napoli sul gruppo di persone che hanno ottenuto le dosi del vaccino, prima del tempo. Capitolo furbetti, inchiesta che fa registrare nuovi passi in avanti. Come l’acquisizione di nuovi nomi da parte del nas, puntando sull’elenco dei richiami, di quelli che hanno ottenuto e fatto anche la seconda puntura, entrando nel ristretto club - e parliamo di un club mondiale - degli immuni. Indagine sotto traccia, al lavoro il pm Simone De Roxas, magistrato in forza al pool reati contro la pubblica amministrazione guidato dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio.

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Un fascicolo che ora fa i conti con altri nomi di soggetti che si sono messi in fila per ottenere il siero salva vita prima del tempo: ai nomi della prima ora, ci sono quelli che sono tornati sul posto - come inevitabile - per il richiamo rispetto alla prima dose, presentandosi all’appuntamento con la Asl napoletana.

Test utile anche per chi sta conducendo le indagini, per chi sta cercando di capire come sia possibile che qualcuno sbagli fila, si incolonni per ore dinanzi alla Mostra d’oltremare, senza avere i requisiti per ottenere il vaccino. Carabinieri al lavoro, l’inchiesta punta a stabilire se qualcuno ha dichiarato il falso o se c’è stato un atteggiamento morbido in fase di controlli. Fascicolo al momento esplorativo, restano sullo sfondo ipotesi di falso e abuso d’uffucio, che potranno essere contestate solo dopo aver verificato se qualcuno abbia offerto false generalità (o requisiti) per ottenere l’antidoto prima del tempo; o se venisse fuori che dall’interno della macchina organizzativa della Mostra d’Oltremare, ci fossero complicità in grado di favorire soggetti non ammessi alla graduatoria di gennaio. 



Ma proviamo a fare chiarezza sul lavoro condotto fino a questo momento dai carabinieri del Nas. Ci sono due momenti di questa indagine (come puntualmente raccontato da Maria Pirro su questo giornale), che hanno fatto emergere uno spaccato di relazioni tutte da mettere a fuoco. Ricordate cosa accadde tra il sette e il dieci gennaio scorso? Mostra d’Oltremare, tutti in fila, due ore di attesa - vento, pioggia e freddo - per ottenere la prima puntura. Tra i primi a vaccinarsi, donne e uomini di frontiera (tra medici e operatori sanitari costantemente a rischio contagi), persone che si sono battute in prima linea nei peggiori giorni della pandemia a Napoli. Tra questi, c’erano degli infiltrati. Alcune decine i primi giorni, oltre cento dopo una decina di giorni, tanto da costringere i responsabili della Asl a mettere in campo strategie sempre più sofisticate per individuare i furbetti del vaccino. Fatto sta che nel giro di un paio di settimane, si è passati dal megafono (con tanto di chiamata a voce) alla piattaforma telematica per incanalare il flusso di soggetti da vaccinare e acquisire le loro generalità.

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Stesso andazzo nei giorni scorsi, siamo nel corso della seconda fase, quella dei richiami. Uno step decisivo per immunizzare migliaia di napoletani, che è stato tenuto sotto controllo dagli stessi inquirenti. Chi si è presentato al secondo appuntamento per chiudere il ciclo ha dovuto declinare le proprie generalità, questa volta trovandosi di fronte un sistema di verifica ad incastro. Ora si attendono le contromosse della Procura. Come è noto sono almeno trenta i nomi finiti al vaglio del pm, in una vicenda che prende le mosse da una serie di domande: perché recarsi alla Mostra d’Oltremare? Quali erano i loro requisiti? E soprattutto: chi c’era dall’altra parte degli stand? Esiste un contatto interno alla task force organizzativa che ha consentito l’accesso di infiltrati? Domande destinate ad essere particolarmente attuali, anche alla luce di quanto avverrà nei prossimi giorni, quando i punti di somministrazione del siero saranno diversi. Non più solo alla Mostra, ma anche in altri presìdi, ampliando la sfera di responsabilità e - potenzialmente - anche di complicità. Ma c’è un altro punto su cui battono gli accertamenti. C’è il rischio che per creare somministrazioni non certificate vengano usate gocce di siero di risulta. Un’ipotesi, nulla di più, che non viene esclusa dagli inquirenti, anche alla luce del volume di somministrazioni da mettere in campo nei prossimi mesi. Parliamo di centinaia di migliaia di fiale che dovranno essere gestite che, almeno in linea di principio, possono creare riserve salvavita non attestate da alcun certificato medico. Quanto basta ad alzare il livello di controlli, nei giorni in cui Napoli e la Campania provano a dare una accelerata alla macchina dei vaccini, a partire dagli ottantenni. 
 

Ultimo aggiornamento: 09:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA