La Germania ha già vaccinato più del doppio di persone dell’Italia. Secondo la tabella diffusa sul sito dell’Istituto Robert Koch (l’ente ufficiale che si occupa di malattie infettive in Germania) sono già 21.566, nel nostro Paese siamo a 9.750. Qualcosa non torna. «È noto che la Germania abbia proceduto a un’ordinazione di 30 milioni di dosi, per via bilaterale, con la BioNTech» dice il portavoce del Ministero della Salute tedesco. Basta questa frase a gettare altra benzina sul fuoco della polemica, iniziata già il giorno prima, in occasione del Vaccine day, quando in Italia sono state inviate 9.750 dosi, in Germania 150.000. Interviene la Commissione europea che precisa: «Tutti gli Stati membri riceveranno le dosi del vaccino contro la Covid-19 prodotto da Pfizer e BionTech in dicembre, sulla base della stessa allocazione pro quota, che viene stabilita utilizzando una chiave di distribuzione basata sulla popolazione».
All’Italia, proprio in base al numero di abitanti, deve arrivare dunque il 13,4 per cento delle dosi acquistate dalla Commissione europea.
Rischia di restare a guardare altri Paesi, come Germania e Regno Unito, che potrebbero vaccinare più rapidamente i propri cittadini, uscire prima dalla morsa della pandemia e dalla crisi dell’economia. Il governo italiano sta sostenendo la trattativa, sempre a livello di Commissione europea, per aumentare la fornitura di Pfizer-BioNTech del 50 per cento. Nuovo flash-back: l’11 novembre la Commissione europea firmò un contratto con le due aziende per 200 milioni di dosi (27 milioni destinate all’Italia), ma c’era una opzione per altre 100 milioni (e se si riuscirà a ottenerle, aumenterà per il nostro Paese il quantitativo di 13 milioni). La stessa trattativa è in corso con Moderna. Ma se la Germania si smarca, sfruttando il rapporto privilegiato con BioNTech, tutto si complica. Anche Moderna, finanziata pesantemente dall’amministrazione Trump, ha un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti e non sarà semplice incrementare la fornitura già prevista che per l’Italia è di 10,8 milioni di dosi.
Perfino più labirintico il percorso verso AstraZeneca, colosso anglosvedese con il quale l’Italia aveva un rapporto privilegiato, visto che il vaccino è stato sviluppato dall’Università di Oxford in collaborazione con un’azienda del nostro Paese, Irbm. Il 13 giugno fu annunciato da Italia, Olanda, Francia e Germania un accordo con AstraZeneca per 400 milioni di dosi.
Successivamente (ed ecco il documento della Commissione europea della settimana successiva) fu però decisa una linea di azione comune per tutti i Paesi Ue. Oggi AstraZeneca, dopo alcuni intoppi della sperimentazione, non ha ancora l’autorizzazione. Nel Regno Unito danno per scontato che in queste ore arriverà il via libera dell’autorità regolatoria britannica. I media parlano di 10 mila operatori pronti a fare partire, dal 4 gennaio, la campagna di vaccinazione con AstraZeneca (100 milioni di dosi), in parallelo a quella con le fiale di Pfizer-BioNTech. In sintesi: Usa e Regno Unito corrono, la Germania mette la freccia, l’Italia non sa quante dosi, realmente, avrà a disposizione nei prossimi mesi. Molto dipende da cosa dicono i documenti sull’esito della sperimentazione, ma se Ema autorizzerà AstraZeneca, entro fine gennaio saranno consegnate almeno 5 milioni di dosi preparate in uno stabilimento di Anagni. Il lotto totale destinato, sulla carta, all’Italia è di 40 milioni.