Vaccinazioni tempo reale, più dosi al Nord che al Centro-Sud. Bolzano e Piemonte in testa, Umbria e Abruzzo in coda

Giovedì 4 Marzo 2021 di Claudia Guasco
Vaccinazioni tempo reale, più dosi al Nord che al Centro-Sud. Bolzano e Piemonte in testa, Umbria e Abruzzo in coda

Italia a più velocità, e soprattutto in ordine sparso, nell’immunizzazione dei cittadini. Ad aver completato la vaccinazione anti Covid, con la somministrazione di due dosi, sono tre italiani su cento al nord e due su cento al centro-sud.

Una differenza su cui può avere influito, in parte, anche la maggiore età media delle aree settentrionali, con la conseguente maggiore distribuzione di vaccini. Lo spiega Giovanni Sebastiani, ricercatore dell’Istituto per le applicazioni del calcolo “Mauro Picone” del Cnr.

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FRENATA

«Al 2 marzo - spiega Sebastiani - erano circa un milione e mezzo le vaccinazioni completate (due dosi) con una media nazionale di circa 2.5 persone immunizzate su 100. E di queste sono 600 mila gli over 80. Come noto per l’immunità di gregge dobbiamo arrivare a 70 su 100, al momento dunque siamo molto bassi». Le differenze regionali, tra l’altro, sono notevoli. «Più virtuosa la provincia autonoma di Bolzano che si attesta a 4.2 vaccinati su 100, mentre la meno virtuosa è l’Umbria che ha 1.7 completamente vaccinati su 100», è l’analisi di del matematico del Cnr. Dopo Bolzano, sopra la media nazionale, «c’è la Valle D’Aosta con 3.7, seguono Piemonte ed Emilia Romagna con 3.2, il Friuli (3) e Trento (2.9)». Nei gradini bassi della classifica dopo, l’Umbria, ci sono l’Abruzzo e la Sardegna (1,8), la Puglia e la Calabria (1,9).

 

I CONTI

La media delle vaccinazioni settimanali è in crescita progressiva ma spiccano variazioni nell’arco della settimana, in particolare per il fatto che si sta vaccinando poco la domenica. «Mediamente in 66 giorni di vaccinazioni, al 2 marzo - rileva Sebastiani - sono state fatte 69 mila somministrazioni al giorno. Solo per dieci giorni abbiamo avuto più di 100 mila dosi somministrate al giorno». Anche la Fondazione Gimbe lancia l’allarme: «L’avvio della campagna vaccinale fuori da ospedali e Rsa ha determinato una frenata sul fronte delle somministrazioni, con quasi 2 milioni di dosi (pari al 30% delle consegne) ancora inutilizzate». Gli esperti hanno monitorato la settimana dal 24 febbraio al 2 marzo. Al 3 marzo hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 1.454.503 persone (2,44% della popolazione), con marcate differenze regionali: dal 4,18% della provincia di Bolzano, all’1,72% dell’Umbria.

 

Ogni Regione segue un proprio piano. Se il 27 dicembre è stato per tutti il “vaccino day” con l’avvio in sincrono delle somministrazioni a medici e infermieri, già con quelle per gli over 80 i tempi si sono diluiti. E ora che dovrebbe partire la terza fase, quella per i soggetti fragili, dai disabili ai pazienti oncologici ai cardiopatici e diabetici, è saltata ogni programmazione. Se Lazio ed Emilia Romagna procedono spedite con la fase 3 seguite da Piemonte e Veneto, nelle retrovie c’è la Lombardia, che proprio ieri ha presentato il piano di vaccinazione di massa: l’obiettivo è arrivare a 170.000 vaccinazioni al giorno, raggiungendo almeno 6,6 milioni di persone sui 10,2 milioni di cittadini residenti, per completare il piano entro giugno 2021. Ma c’è un problema, ammette la vice presidente e assessore al Welfare Letizia: «Per la vaccinazione di massa in questo momento non abbiamo dosi sufficienti».

L’ACCORDO CON I MEDICI DI BASE

La Lombardia, per contro, è stata una delle prime Regioni a siglare il protocollo con i medici di medicina generale per il loro reclutamento nella campagna di profilassi. In altre zone invece si va a rilento, come denuncia preoccupata la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg). «Chiederemo al generale Figliuolo se nei casi in cui c’è ritardo sarà il Commissario a intervenire, come indicato dal suo predecessore, oppure si seguiranno altre strade», rimarca il segretario generale di Fimmg Silvestro Scotti. Solo cinque Regioni hanno siglato l’accordo con i medici di base che stanno già vaccinando, compatibilmente con il numero delle dosi a disposizione: Lazio, Lombardia, Valle d’Aosta, Toscana e Piemonte. Le Marche, che avevano dato un’accelerazione iniziale, adesso avanzano molto lentamente.

 

«Il sud invece è fermo», sottolinea Scotti, «per questo motivo abbiamo chiesto anche un incontro al ministro della Salute Roberto Speranza per fare presente che avvertiamo una certa resistenza da parte di alcune Regioni a siglare intese con i medici di famiglia, nonostante il protocollo porti la firma di governo e Regioni». Intanto ogni singola realtà segue modelli organizzativi diversi. In Piemonte i medici di base vaccinano presso i Cap (Centri di assistenza primaria), il Lazio utilizza anche gli studi medici, in Valle d’Aosta risulta una buona partecipazione sia negli studi dei medici di base che nei centri distrettuali. La Toscana è quella che fa meglio con le somministrazioni agli over 80. Altro nodo indicato dai medici di medicina generale è il numero delle dosi, a prescindere dalle forniture: ogni medico infatti ha a disposizione solo tra le 10 e le 20 dosi a settimana, quantità che i camici bianchi ritengono insufficiente.

Ultimo aggiornamento: 19:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA