Umberto e Greta morti sul lago di Garda, la sorella del ragazzo: «Non ci sarà giustizia, i tedeschi vergognosi»

Al via il processo per la morte dei ragazzi uccisi dal motoscafo di due turisti

Mercoledì 10 Novembre 2021 di Cristiana Mangani
Umberto e Greta morti sul lago di Garda, la sorella del ragazzo: «Non ci sarà giustizia, i tedeschi vergognosi»

Era un sabato sera di 5 mesi fa: Umberto Garzarella e Greta Nedrotti stavano facendo una gita in barca, sul lago di Garda. Erano a 300 metri dalla riva, nel golfo di Salò, con la luce di posizione accesa, il vento in faccia e il cielo pieno di stelle. In un attimo è piombato il buio: un potente motoscafo li ha travolti e uccisi. A bordo due tedeschi di 52 anni, Patrick Kassen e Christian Teismann, ubriachi e a una velocità decisamente superiore rispetto ai 5 nodi previsti. Il processo nei loro confronti comincia oggi a Brescia.

Sono accusati di omicidio colposo, omissione di soccorso, incauto affidamento e naufragio. Kassen è ai domiciliari a Modena: era lui a guidare. Teismann è tornato in Germania. Saranno in aula le famiglie delle vittime, che da quel giorno non hanno pace. Cercano giustizia, ma temono di non averla fino in fondo. «La legge italiana non prevede l'omicidio stradale per chi uccide sull'acqua - spiega Elena Garzarella, sorella di Umberto - sappiamo come andrà».

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Pensa che non saranno condannati?
«Penso che se la caveranno con poco e questo nonostante i carabinieri, la guardia costiera e i magistrati abbiano fatto tutto quello che era necessario. Non è stato commesso alcun errore nelle indagini, ma non avremo giustizia».

I reati che vengono contestati ai due indagati sono comunque pesanti.
«Sarebbe stato più giusto contestare l'omicidio stradale. L'Italia è piena di laghi, di mare, tragedie di questo tipo possono avvenire di continuo».

Dopo quel terribile 19 giugno avete mai avuto contatti con Kassen e Teisman?
«Mai sentiti, non una telefonata, né un messaggio. Tempo fa ci hanno fatto avere una lettera senza firma, con soltanto le iniziali. E senza i nomi di mio fratello e di Greta. Dicevano: accenderemo una candela per i vostri giovani. È come se non si fossero proprio resi conto di quello che hanno fatto».

Che atteggiamento hanno tenuto con gli investigatori?
«Kassen ha detto che era lui alla guida e che non si è accorto di averli travolti. Teisman è il proprietario del motoscafo Riva, e dopo l'incidente non ha voluto sottoporsi all'alcol test, mentre Kassen aveva un tasso pari a 0,29 che, secondo gli inquirenti, potrebbe essere compatibile con uno stato di severa intossicazione alcolica. È meglio che non commenti il loro comportamento vergognoso».

Signora Elena, chi era Umberto?
«Umberto era un ragazzo sano, sportivo, era mio fratello. Era amico di mio marito Marco Zerneri da quando erano ragazzini. È stato lui a presentarmelo. Non era sposato e quindi stava sempre con noi: a cena tutte le sere, le vacanze insieme. Il nostro ultimo figlio si chiama come lui».

Suo marito Marco dice che lei piange tutti i giorni e che non si dà pace.
«Impossibile darsi pace di fronte a un fatto così. Eravamo una famiglia felice».

I media tedeschi sembrano molto interessati al vostro caso, che atteggiamento stanno tenendo?
«In Germania l'opinione pubblica ci sta dando ragione. E poi sono tantissimi i tedeschi che frequentano abitualmente il lago di Garda. Ci sono stati tutti molto vicini e hanno condannato apertamente il comportamento dei loro connazionali. Certo, Teisman è tornato a casa, non è più in Italia, non so cosa succederà davanti a una eventuale condanna».

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La tragedia di Umberto e Greta ha scatenato una campagna di solidarietà ed è stato costituito anche un comitato, di che si tratta?
«È partita una raccolta firme per far sì che l'omicidio stradale venga contemplato anche in caso di incidenti in acqua. Porteremo i risultati della petizione alla ministra della Giustizia, Cartabia. Speriamo che ci riceva. Tatiana Tatti e Rossana Seccabani stanno lavorando in prima persona per sensibilizzare sulla questione. Sono state già raccolte 125 mila firme su Charge.org. Ed è stato costituito un Comitato per la tutela del Garda. Stanno tutti lavorando con il cuore, in memoria di Umberto e Greta».

Il processo comincia stamattina: la famiglia Garzarella non si costituirà parte civile, ma sarà solo parte offesa. L'assicurazione del Riva ha versato circa un milione e trecentomila euro complessivi per otto familiari tra genitori, sorella, cognato e nipotini del 37enne ucciso. Il legale Raimondo Daldosso aveva chiesto 9 milioni di euro di risarcimento, ma ora si dice soddisfatto. E la stessa cifra dovrebbe essere versata anche per la famiglia di Greta.

Ultimo aggiornamento: 07:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA