Ucciso a 17 anni a Treviso: lite per la droga, poi la coltellata. La madre dell'omicida: «Non descrivetelo come un mostro»

Il 17enne di Varago di Maserada trovato senza vita giovedì pomeriggio nel parchetto di via Primo maggio accanto al tendone della sagra, a due passi da casa

Venerdì 12 Maggio 2023 di Giuliano Pavan
Ucciso a 17 anni a Treviso: lite per la droga, poi la coltellata. La madre dell'omicida: «Non descrivetelo come un mostro»

MASERADA (TREVISO) Elia Fiorindi è sconvolto. Ha passato la prima notte in carcere senza chiudere occhio. Non si capacita di aver ucciso a coltellate Aymen Adda Benameur, il 17enne di Varago di Maserada trovato senza vita giovedì pomeriggio nel parchetto di via Primo maggio accanto al tendone della sagra, a due passi da casa. «Sì, sono stato io» ha detto il 18enne agli inquirenti, scagionando i due amici (i 17enni sentiti in caserma dal magistrato di turno subito dopo l’omicidio e in seguito rilasciati, ndr) con cui si era rifugiato prima alla gelateria Cremò e poi sotto la tettoia nel retro dell’hotel Dotto, a circa 300 metri dal luogo del delitto.

Dicevano di essere lì per ripararsi dalla pioggia, ma i titolari si sono insospettiti facendo intervenire le forze dell’ordine: non immaginavano però che quel terzetto nascondesse un segreto così drammatico. L’arresto è scattato quasi in flagranza, per la confessione è bastata qualche decina di minuti. «Non descrivetelo come un mostro - ha affermato la madre, Veruska, che con Elia e altri due figli abita in un appartamento Ater a Monigo risultando occupanti senza titolo - non aveva mai dato problemi». Mamma e figlio si sono incontrati ieri in carcere: «Ci siamo abbracciati - chiude la donna - È distrutto, non potrebbe essere altrimenti dopo aver ucciso un ragazzo che aveva tutta la vita davanti, e adesso si è rovinato anche la sua. Chiedo perdono per mio figlio». 

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LE INDAGINI

La Procura di Treviso, sulla scorta anche delle dichiarazioni del killer, ritiene che l’omicidio sia maturato per questioni di droga. «Abbiamo litigato per l’hashish» ha riferito Elia. I contorni del delitto, come ha spiegato il suo legale, l’avvocato Luigi Torrisi, verranno delineati durante l’interrogatorio di convalida previsto per lunedì. E ulteriori elementi sulla colluttazione sfociata in omicidio verranno chiariti dall’autopsia, già disposta dal sostituto procuratore Davide Romanelli, titolare dell’indagine per omicidio volontario. Di certo c’è che i fendenti sul corpo di Aymen sono stati due: il primo all’addome, il secondo sul costato sinistro, verosimilmente quello mortale. L’arma del delitto, un coltello da cucina con una lama di una dozzina di centimetri, è stato trovato a qualche metro dalla vittima. Così come abbandonati sull’erba c’erano un panetto di hashish da 50 grammi e altri nove involucri di stupefacente da un grammo l’uno. Nelle tasche del killer, invece, sono stati rinvenuti 240 euro in contanti: si presume che siano il corrispettivo per la cessione della droga che il 18enne ha detto di aver acquistato da alcuni spacciatori stranieri a San Liberale. Elementi che andranno verificati, ma che in una prima ricostruzione collimano con quanto detto da Fiorindi, che era arrivato a Maserada in autobus da Treviso assieme ai due amici. Ad aspettarli c’erano la vittima e altri due coetanei. L’incontro è stato ripreso dalle telecamere esterne di un minimarket: le immagini sono già state consegnate ai carabinieri. Il delitto, però, si è consumato fuori dalla portata degli occhi elettronici, quando Aymen ed Elia erano da soli. Nessuno degli altri quattro ha assistito materialmente alla scena. A soccorrere per primi il 17enne sono stati i suoi due amici, mentre il terzetto ha abbandonato il campetto di via Primo maggio per darsi alla fuga. Le ferite erano troppo gravi per tentare di tamponarle: all’arrivo dei soccorsi, chiamati da alcuni residenti, per Aymen non c’era già più nulla da fare. 

LE REAZIONI

La famiglia della vittima non riesce a darsi pace. E respinge l’ipotesi che il delitto sia maturato nell’ambito della droga. «Non infamate la memoria di mio figlio - grida il padre, che ha dato mandato all’avvocato Luciano Meneghetti di rappresentare lui e i suoi familiari - Vogliamo capire cosa sia successo e che il responsabile paghi per quello che ha fatto. Va fatta giustizia per Aymen». Il 17enne è infatti descritto come uno studente educato e rispettoso, lontano da brutti giri. Anche se su questo fronte si concentreranno le indagini: ieri i carabinieri sono stati a casa sua, e in camera non hanno trovato nulla di strano. Maggiori informazioni arriveranno dal cellulare di Elia Fiorindi, posto sotto sequestro. Da quanto emerge i due non si conoscevano, e l’appuntamento sarebbe stato fissato da conoscenti in comune. Cosa abbia scatenato l’ira di Elia è però ancora un mistero. E il perché abbia deciso di utilizzare un coltello nel corso di una banale lite tra adolescenti.

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Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 09:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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