Turista francese morto, si indaga sui ritardi nei soccorsi

Lunedì 19 Agosto 2019
Turista francese morto, si indaga sui ritardi nei soccorsi

Riuscì a chiedere aiuto, a dire che stava «morendo di male». Simon Gautier al telefono con il 118 della Basilicata chiese più volte di essere aiutato, perché era caduto in una scarpata e perché aveva le gambe rotte. Dopo quella telefonata probabilmente perse i sensi e immediatamente dopo morì. Ci sono voluti nove giorni per ritrovare il corpo del turista francese 27enne caduto, lo scorso 9 agosto, in una scarpata della zona di Belvedere di Ciolandrea, a San Giovanni a Piro (Salerno). Ma quello che oggi, da un primo esame esterno della sua salma, sembra chiaro, è che Simon sia morto subito dopo la caduta, dopo neanche un'ora.

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La frattura di una gamba, in particolare, avrebbe rescisso l'arteria femorale e di conseguenza avrebbe causato un'emorragia. Ci sarebbe, dunque, questo dietro i minuti successivi a quella telefonata. Qualcuno oggi, davanti all'ospedale di Sapri, dove nei prossimi giorni sarà effettuato l'esame autoptico, ha detto questo: «Neanche se fosse caduto in braccio a un soccorritore si sarebbe potuto salvare». Ma intanto sul perché ci siano voluti nove giorni per ritrovare Simon ci sono polemiche e c'è anche una inchiesta della Procura di Vallo della Lucania: un'inchiesta che cercherà di stabilire se i soccorsi siano o meno partiti in ritardo.

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La famiglia di Simon, gli amici, nei giorni scorsi hanno più volte detto che servivano più persone, più attenzione, che qualcosa nelle ricerche del giovane escursionista non era andato per il verso giusto.

Chi indaga smentisce, dice che la zona dove è stato ritrovato il corpo era stata sin da subito individuata ma è stato complicato «vedere» Simon per il dirupo e la zona impervia. Chiamata in causa anche la stessa famiglia, che avrebbe lanciato l'allarme giorni dopo la scomparsa. C'è poi l'ultima telefonata di Simon ricevuta dai carabinieri di Lagonegro, smistata al 118 Basilicata.
 


Alcune informazioni si sarebbero state perse tra un passaggio ad un altro. «Il 118 non dispone del servizio di geolocalizzazione» precisa il direttore delle postazioni del 118 Basilicata, Serafino Rizzo che dice anche che sono stati i Carabinieri di Lagonegro a ricevere - alle ore 9 circa - la prima telefonata del giovane escursionista. Simon fu richiamato dal servizio di emergenza dopo meno di due ore ma non rispose più. Un elemento, questo, che confermerebbe la morte successiva alla caduta, al pari dello stato di decomposizione del corpo definito «avanzatissimo».

Per i soccorritori del servizio alpino speleologico, potrebbe essere successo questo la mattina del 9 agosto. Simon, che a telefono con il 118 Basilicata aveva detto che da Policastro avrebbe voluto raggiungere Napoli a piedi, avrebbe ad un certo punto abbandonato il sentiero 'ufficiale' e avrebbe iniziato a percorrere una strada 'aperta' dal transito di animali. Alla fine di quella strada, hanno riferito i soccorritori, ci sono delle rocce sulle quali Simon sarebbe salito e dalle quali sarebbe caduto nel dirupo. Ora, quel che resta è il dolore segnato sul volto dei genitori, degli amici venuti dalla Francia che oggi non hanno mai smesso di abbracciarsi. Quello che rimane, è lo zaino di Simon che ha consentito di farlo ritrovare: ci sono dei sandali attaccati, dei frutti freschi, delle chiavi, un auricolare, dei libri. E c'è quello che non si vede, i sogni di Simon che da Policastro a Napoli voleva solo guardare il mare.

Ultimo aggiornamento: 21:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA