CAERANO SAN MARCO (TREVISO) - È sconvolto. E con pochissima voglia di parlare. Ma cerca di riordinare le immagini che ha fisse nella memoria. Pochi istanti in cui si è consumata la tragedia. Michele Parisotto, figlio del titolare dell'azienda edile che sta costruendo la villa in via Cadore, a Caerano San Marco, dice: «Nasif lavorava per noi da 6-7 anni.
LE PROTEZIONI INDIVIDUALI
Poi, però, ci tiene a sottolineare: «Il cantiere è in regola e gli operai sono dotati di tutte le protezioni previste dalla legge. Ci hanno imposto lo stop ai lavori e non so per quanto tempo. Ma non ho timori di sorta. Qui è tutto in regola». Sul posto i carabinieri e lo Spisal che hanno verificato la dinamica dell'incidente, oltre alle condizioni di lavoro. Hanno accertato che i pesanti pannelli erano comunque tutti al loro posto e nessuna lastra di metallo risultava caduta, a terra. Resta, dunque, da capire cosa sia realmente accaduto e in che modo sia morto Nasif Ajdarovski, il 48enne macedone residente e Pieve del Grappa. I tecnici dello Spisal hanno accertato altresì se gli operai indossavano le protezioni di sicurezza, in primis caschetto e guanti protettivi. E la relazione tecnica, una volta completata, sarà consegnata alla Procura presso il Tribunale di Treviso che aprirà un fascicolo sul mortale.
I RACCONTI
Gjone Dal Bello, operaio alla Parisotto, lavorava con Nasif quando è successo l'incidente. «Nel lavoro dividevamo tutto, le pause le facevamo insieme, alle volte anche un bicchiere di birra. Ma della sua vita fuori dal cantiere parlava poco. Era riservato. So che era felicemente sposato e aveva una bella famiglia. Voleva assicurare un futuro ai suoi figli e lavorava tanto per questo. Sono davvero affranto per quanto è successo». E il sindaco di Caerano, Gianni Precoma, che ha parlato con i titolari della ditta e gli operai, racconta: «Tutti mi hanno confermato che era perfettamente integrato. Era in Italia da una ventina di anni e i figli sono trevigiani a tutti gli effetti. Aveva contratto qualche prestito, anche con i suoi datori di lavoro, che aveva regolarmente restituito, per comperare la casa dove viveva tutta la famiglia. È una tragedia che vorremmo non si ripetesse mai più».
V.L.